DOL AMMAD - Winds of the Sun
(Digital distribution, 2010)
Voto: 80
Domenica pomeriggio, mentre il sole tramonta e le tenebre invernali si impossessano del cielo, mi arriva la richiesta di recensire il nuovo EP di una band greca (composta da ben 19 elementi, 5 facenti parte della band e 14 come chorus), la cui musica viene definita da Encyclopaedia Metallum “Progressive/Symphonic/Operatic Metal with Electronic music influences” (meno parole per definirla non credo ce ne siano/Ndr). Si tratta dei Dol Ammand, act ellenico proveniente da Thessaloniki, formatosi ben 11 anni fa. La title track, prima traccia dell'album, è dedicata all'astrochimico Carl Sagan, uno dei fondatori del progetto per la ricerca delle intelligenze extraterrestri (come spiegato nel loro sito ufficiale). Per la voce si avvalgono della partecipazione di DC Cooper, (Silent Force ed ex Royal Hunt). Tutta la canzone è orchestrale, con la voce in primo piano, epica e portata ai limiti possibili: la song sarebbe perfetta come colonna sonora per un viaggio interspaziale verso le costellazioni più remote, cosi come descritto nel testo. La seconda traccia è la cover di “Black Winter Day” degli Amorphis, in versione decisamente più elettronica e ritmata, ma di bell'effetto, anche se è un po' strano, devo ammetterlo, sentire un chorus (stile Therion) e poi una voce femminile cantarla, così soave se paragonata con la profonda tonalità di Tomi Koivusaari, tuttavia risulta una piacevole sorpresa. La terza traccia, “Theeta Dominion”, pesca dal electro rock anni '80, quasi si trattasse di una versione rockettara dei Depeche Mode: il risultato è una traccia ricca di sperimentazioni che ben si accompagnano alla voce dell'Europa Choir, che danno più solennità alla mera musica elettronica. La prima parte della canzone è strumentale, con synth, chitarre e cornamusa; si aggiunge poi una voce femminile che contribuisce a rendere ancora più armonioso il brano, in un crescendo di emozioni. La quarta traccia, “Aquatic Majesty (choral remix)” è il remix di una vecchia canzone della band, contenuta nel precedente “Ocean Dynamics”, dove è più enfatizzata la parte corale (e qui i 14 elementi, 7 uomini e 7 donne, danno il meglio di sé), e dove è messa in secondo piano la parte strumentale. Per quanto particolare, questa traccia è piacevole e magica, intensa e maestosa. Con “Birth of a Dream” si arriva alla fine dell'EP: brano quasi interamente strumentale (c’è qualche sussurro di una eterea voce femminile), ipnotico e destabilizzante in cui il combo greco si è avvalso principalmente del solo sintetizzatore mentre sul finire fa la sua comparsa chitarra elettrica. Con questa traccia i nostri hanno voluto probabilmente enfatizzare al massimo il rumore dell'universo (ma usare l'album per qualche speciale sullo spazio? Qualcuno avvisi l'ISS per favore) e allo stesso tempo rilassare le nostre menti, in un viaggio lungo nello spazio sconfinato attorno a noi. Per concludere, oltre a dire che questo EP mi ha stupito e piacevolmente sorpreso (la mente ha girovagato realmente per spazi intergalattici), ne consiglio l’acquisto a tutti: grazie a Thanasis, leader della band che ne ha permesso la diffusione digitale e grazie alla “Terra degli Dei” che ci ha portato questa perla di sperimentazione musicale.