BIOHAZARD - Means to an end
(SPV, 2005)
Allarme, allarme rosso: una sirena annuncia l’inizio del nuovo album dei Biohazard (il decimo se includiamo il “Live in Europe” e la raccolta di B-sides.) Il quartetto di Brooklyn (che fonti non ancora ufficiali, danno ridotto a trio per la dipartita del chitarrista Scott Roberts) torna con nuovo album di hardcore, “Means to an end”, che continua il percorso musicale intrapreso con il precedente “Kill or be killed”, dopo il mezzo passo falso di “Uncivilization”. Innegabile è l’importanza di questa band nel panorama hardcore mondiale, alla luce anche dei 15 anni già trascorsi da quell’omonimo album di debutto che fece furore nel 1990. Il nuovo lavoro di Evan Seinfeld e soci ci consegna poco più di mezz’ora di musica selvaggia, un mix tra hardcore, thrash e punk. Le song sono veloci, brutali e dirette, prive di quelle contaminazioni nu/rap che avevano influenzato il già citato “Uncivilization”. I Biohazard sono ritornati ai vecchi fasti di un tempo: brani come “Killing to be free” e “Filled with hate” sono vere e proprie mazzate nello stomaco. Rabbia, odio, violenza e vitalità sono gli aggettivi che si possono tranquillamente attribuire a questo lietissimo comeback della band di New York City. “Means to an end” è una breve ma intensa cavalcata che riporta alle radici una band granitica nelle sue idee e nella sua proposta musicale. Che goduria sentire Graziadei e Roberts graffiare ancora con le chitarre e i loro killer solos in pieno Slayer style... Gli echi di “Urban discipline” (secondo album della band) sono forti e captabili lungo tutto il corso del disco; l’energico hardcore dei Biohazard è tornato e sicuramente reclama un vostro ascolto!!!
Voto: 80