Nick Cave & The Bad Seeds - Skeleton Tree (2016)

Label: Bad seeds ltd.

Issued: 2016

Tappeti elettronici comburenti (Anthrocene) o elettrostatici (il singolo Jesus alone in apertura) nella prima parte dell'album fagocitano quasi interamente in consueti chitarra, batteria e piano; un cantato quasi-spoken (Rings of Saturn) o del-tutto-spoken (di nuovo Jesus alone), eventualmente prossimo alla rottura nel pianto (Magneto). Si porta a (estremo) compimento quell'intento decostruttivista intrapreso nell'operazione Grinderman, portato avanti con Push the sky away e rintuzzato dai numerosi recenti progetti di musica per immagini assieme a W. Ellis. Difficile mettere a fuoco liriche così stream-of-consciousness, forse per l'assenza dei consueti elementi narrativi (pensata alla vivida ridondanza di Murder ballads, giusto per fare un esempio), eppure da lontano il corpus delle canzoni suggerisce una commossa (e commovente) elegia sul dolore della perdita (ma, attenzione, non sulla perdita medesima). La perdita ovviamente è quella di Arthur C., mai raccontata, né spiegata (eppure risulta difficile credere che l'agghiacciante incipit della prima traccia "You fell from the sky / crash landed in a field" sia antecedente al misfatto), invero soltanto intuibile in chiusura di album, nella dolente richiesta di conforto (alla moglie?) di I need you (speculare alla distanza interposta in Girl in amber), nell'anodinica Distant sky, sorta di Where the wild roses grow pt. 2 ambientata nell'iperuranio, che potrebbe raccontare la tragedia a ruoli inversi e, infine, nella catarsi nichilista conclusiva di Skeleton tree ("I called out / right across the sea / but the echo comes back empty / ... / and it's alright now"), l'unica vera ballad del disco più oltraggioso e subliminale del più oltraggioso e subliminale tra tutti gli intellettuali genialoidi australiani provvisti di baffi spioventi e fronte spaziosa.

Sì però avrei fertta: Anthrocene / Skeleton tree