Deep purple - Infinite (2017)
Label: Ear music
Issued: 2017
Dappertutto quel lastricoso hard rock pedonale scandito da esausti riffoni chitarrotastierosi (Quello di Hip boots clona Lazy; il più interessante è quello che trascina per il colletto il singolo Time for bedlam in apertura, quindi figuratevi pure gli altri). Conseguentemente acrobatico, il contributo del produttore Mago Merlino Ezrin, costretto stavolta a tirarsi su le maniche. Si salterella dal tastier-fifties (quello dei riempitivi recenti, da Any fule kno dat in poi) di Hip boots, la ballata degli stivali nuovi, alle luccicanze tastier-blues (Get me out of here; la funky-prostatica cover di Roadhouse blues, significativa solo in qualità di ultima traccia di quello che nelle dichiarazioni sarebbe l'ultimo album della band), alle atmosfere new-age e funky-prog mid-settanta, indubbia elettrofarina proveniente dal sacchetto di Steve M. (The surprising; la godibile All I got is you, orrendamente climaxizzata in chiusura da una terrificante scala, esemplificativa di una endemica, dilagante carenza di ispirazione) all'hard-pop arena-oriented di stocaz, ehm, di Johnny's band (forse Somebody stole his guitar?) senza esclusione di colpi bassi (la scemenza tecno-messianica che incombe in Time for bedlam - ma la voce filtrata stile Ian 9000 Gillan ritorna nel pasticciato finale di On top of the world). Fanculare la morosa e sbronzarsi ancora con gli amici (All I got is you), svaccarsi in quel di Las Vegas (One night in Vegas) fino a impalmare una sconosciuta, stordirsi tutta la notte e ritrovarsi il mattino dopo una donna nuda nel letto (con sorpresina: On top of the world). Niente male, a settant'anni suonati. Non vi pare?
Sì però avrei fretta: The surprising / All I got is you