Pain of salvation - Falling home (2014)
Label: Inside out music
Issued: 2014
Prendere una manciata di hit antecedenti alla pazzerella salt-svolta e roadsaltizzarle giusto per far infuriare di più i già infuriati prog-tranzisti e al contempo leccaculare i già umidoleccati prog-ressisti. Ma l'effetto sorpresa risulta ben inferiore alle aspettative. La versione swing-vocalese di Stress, per esempio, ne mantiene l'architettura sghemba, qui soltanto (in)opportunamente de-ghghgh-ghizzata. Idem Chain sling. Appena meglio la comunque non trascinante Mrs. Modern Mother Mary. Le già roadsaltizzate Linoleum, To the shoreline e 1979 appaiono soltanto un pochino più acustiche delle originali, ciò che (a ragione) vi sembrerà un po' pochino, trattandosi dei P-O-S e non di Bon Jovi. E poi la trasmutazione jazz, no scusate reghettonz, no scusate fusion di Holy diver? Andiamo, ragazzi. Mi pare che qui tutti abbiano ascoltato almeno una volta Kashmir di Pipino Daddy e Sabbath bloody sabbath dei Cardigans e nessuno che si sia mai messo a bruciare chiese. A me sentendola viene in mente Nothing left to lose degli Alan Parsons project. A voi no? E una cover di Perfect day in versione rare(stra)fatta? Dico, ci avreste mai pensato? Trascurabile l'unico inedito Falling home. Il solo sussulto, e che sussulto, sarà la versione hyper/spacey della già sussultante Spitfall, cadenzata da uno straordinario crescendo vocale più o meno collocabile tra Nick Cave e il gangsta-fanculo. Un album invero piacevolissimo che non mancherà di ammaliare chiunque non abbia mai ascoltato i P-O-S in vita sua. Che l'intento fosse invece proprio questo?
Sì però avrei fretta: Spitfall / Flame to the moth