Eloy - Ocean (1977)
Label: Harvest
Issued: 1977
Siamo nel settantasette. Dappertutto fioccano creste punk, disoccupazione, giubbotti di pelle, socialismo, anfibi ed eroina. Dappertutto ma evidentemente non ad Hannover. Entrato in possesso di una straordinaria partita di marijuana grondante THC e di uno scatolone di cartine, J-Bornemann si chiude nella sua cameretta e riscrive da capo il mito di Atlantide utilizzando una tonnellata di tastiere e uno stile narrativo collocabile a metà tra l'Orlando furioso e Il mare impetuoso al tramonto di Zucchero Fornaciari. E che si fottano tutti quanti. Sostanzialmente continuativo del precedente Dawn (Incarnation of the logos vs. The sun-song, al'inizio, e vs. The midnight-fight / The victory of mental force, alla fine), l'album rigetta (fortunatamente) certe sviolinate orchestrose in favore di una (persino) maggiore stratificazione delle tastiere, sempre più alien-spacey e cosmodromiche (sentite, a titolo di esempio come procedono le tre distinte parti di Poseidon's creation, quella centrale reminescente di Dawn, le altre due quasi clonanti, ancora una volta, Shine on you crazy diamond pt. 2). Potreste rilevare una inclinazione più kraut-elettronica vagamente Tangerine-sognatrice sul lato B, in Decay of the logos e nella chiusura di Atlantis' agony. Oppure no. Un album derivativo e pragmatico, eppure monolitico e, nell'opinione del sottoscritto, straordinariamente ispirato. Ispirato e soprattutto trattenuto nei polmoni.
Sì però avrei fretta: Poseidon's creation / Atlantis' agony at June 5th - 8498, 13 P.M. Gregorian earthtime