L.A Guns - The missing peace (2017)
Label: Frontiers records
Issued: 2017
Aperto da una purple-rainbow/eggiante, blackmor/ianissima It's all the same to me (avete trovato l'easter egg? Risentitevi Highway star) e saltuariamente virante verso un corettonismo Motley-crostaceo d'altri tempi (una sopravvalutata Speed, Baby gotta fever, The devil made me do it, ma certo, come no) barra Aeroasmatico (abbarbicata attorno a un riffettone d'indubbia efficaia, Kill it or die vi farà battere il piedone calloso più o meno come faceva Ragdoll trent'annetti addietro), l'album è tirato per i piedi da un riconoscibilissimo tastieronismo melodic/frontiers nei medesimi modi in cui un becchino tirerebbe per i piedi il duellante sconfitto in uno stereopitato far-west a otto bit: pensate all'Alice Cooper con le scarpe slacciate di Sticky fingers, o alle metalloscenziale The missing peace, in realtà riuscitissima, e Gave it all away o ancora, con un po' di fantasia, quella The flood's the fault of the rain che costituisce il, diciamo così, momento soul del disco (da cfr/tare nientemeno che When a man loves a woman di Percivaldo Sledge). A quietare nostalgie sleaze è adibita una A drop of bleach che sembra fuoriuscire direttamente dal 1987 (cfr. Welcome to the jungle). Quanto ai contenuti vi basti sapere che le sticky fingers sarebbero appiccicose di quella medesima appiccicosissima sostanza di cui erano appicciocose le dita (artistiche) di Mick Jagger nel settantuno. Là era una poderosa spallata a certo imperante catto-perbenismo di questa beneamata minchia, qua viene solo voglia di andarsi a comperare alla svelta del sapone.
Sì però avrei fretta: A brop of bleach / Kill it or die / The missing peace