Living colour - Stain (1993)
Label: Epic
Issued: 1993
La caleidoscopica (ma indubitabilmente genuina) velleità crossover ostentata nei primi due album (diciamolo: a partire dalla copertina), poi esorcizzata nell'ossequioso e doveroso ep tributo Biscuits, acquisisce con questo terzo album una differente estetica. La pirotecnica intersezione dei generi è mano a mano circondata, allagata e infine sommersa da un nuovo sound identitario e granitico. Il quale, di volta in volta, subisce sì suggestioni passate (Mind your own business si allinea a certa furenza hardcore riscontrabile soprattutto su Time's up - a partire dalla taitoltràc; Nothingness reinventa certo - allora già defunto - soul-pop fineottantiano; lo strumentale WTFF deflora i R-H-C-P di Blood sugar-S-M utilizzando una protesi plastica ideata dai Devo mentre la successiva This little pig si colloca nel fatiscente e pericoloso crocevia tra speed/thrash metal e NWOBM) o presenti (la furenza grunge esternata nella introduttiva Go away e, poco più avanti, nella eccellente Auslander), ma principalmente tende a coagulare l'attenzione attorno a sé stesso, con un'efficacia a tratti impressionante (Ignorance is bliss, Leave it alone, il singolo Bi, Postman) frutto anche e soprattutto di un songwriting in stato di grazia. L'album, l'ultimo per un decennio circa, traccerà una rotta per tutto quello che avverrà a seguito della reunion.
Sì però avrei fretta: Leave it alone / Nothingness