Matteo Bosi - Around the world in 80 instruments (2015)
Label: autoproduzione
Issued: 2015
Se pensate che le periferie del mondo siano in realtà i centri storici della musica allora queste dodici microtracce fisiognomicamente etniche costituiscono un efficace sampler spazio-temporale. Riverberanti sonorità africane omaggiano la cosiddetta culla dell'umanità (Dawn of mankind, Desert breeze); l'età dell'oro non può che essere una melodia cinese (In viaggio), il medioevo della civiltà è naturalmente celtico (Highlands, Ancient times) e il decadentismo culturale occidentale di fine (secondo) millennio sarà senz'altro europeo, più precisamente sud-europeo (Tarantella napoletana oppure il tango di Salida basica per il quale forse mi sarei procurato un bandoneon appena più grosso). Infine il futuro, esemplificato nelle sonorità tecno-vintage di Postcards from space, certamente la traccia più interessante per l'approccio concettualmente dicotomico tra il tempo futuro e sonorità sintetiche vintage, approccio peraltro già perlustrato almeno da Jean-Michel Jarre nella saga commercial-distopica di Oxygene e da Stephen Hawking nella recente decisione di rifiutare l'aggiornamento della timbrica del suo sintetizzatore vocale. Se collocate graficamente lo spazio sulle ascisse il tempo sulle ordinate potrete gustarvi questo paraboloide iperbolico dentro le vostre orecchie e scivolare asintoticamente verso la conclusiva Alchemy of the worlds. Se avete capito quello che sto dicendo allora cercatevi un dottore, altrimenti cliccate qui (https://www.youtube.com/playlist?list=PLNVv4utq55i8583JyKcdlZt6yfuGaVeW4).
Sì però avrei fretta: Postcards from space / In viaggio