Chris Stapleton - Traveller (2015)
Label: Mercury Nashville
Issued: 2015
Il nu-country normodotato di Chris Stapleton si aggira con solida astuzia tra sbaciucchiamenti Harvest-ballad (More of you), smarmittate Seger-rock (Parachutes), miagolii southern blues (Tennesse whiskey) e qualche timida erezione roots. When the stars come out: il mito americano; Daddy doesn't pray anymore: la fede in Dio; Traveller: il mito del viaggio per viaggiare - l'autore in gioventù si trasferisce nientemeno che dal Kentucky a Nashville (suggerisco una sbirciata su Google maps) - ma soprattutto il reiterato rapporto alfa-conflittuale (e evidentemente interconnesso) con il whisky (quello del Tennesse, lui che viene dal Kentucky) e le morose. Quattordici storie raccontate con sublime autoreferenzialità ("Turned my life into this country song") e sofisticati calembour ("I drink because I’m lonesome and I’m lonesome ‘cause I drink"), un'ora e passa di conformismo musicale 100% proof. Fa eccezione l'antimilitarismo militante di Might as well get stoned (Every time I watch the TV / Another soldier dies / Another brother’s gone / Another mother cries / Now I know they’ve got a job to do / But if I had one wish / I wish they’d all come home / So, we could all get stoned), ciò che di fatto rende Stapleton la cosa più vicina a un comunista che potete trovare sulla 65 tra Nashville e Louisville. Ascoltate questo disco ogni volta che vi domandate cosa diavolo vi è venuto in mente di andare a vivere nella periferia di Houston.
Sì però avrei fretta: Outlaw state of mind