(Autoprodotto / distr. Black Widow Records, 2018)
Prendi un mito dell’immaginario folklorico locale e costruiscici un progetto in forma di concept album. È quello che hanno fatto la vocalist Raffaella Cangero e il chitarrista Nicola Vitale: entrambi originari di Avellino, hanno recuperato la storia delle Janare (le streghe della tradizione agreste-contadina tra Sannio e Irpinia) per raccontare una narrazione radicata nel passato delle credenze popolari. Sulle Janare gli studi si sprecano e arrivano da molto lontano, se si pensa che addirittura ne parla già Macrobio nei suoi Saturnalia intorno al III secolo d.C. Fu proprio lui a vederne un legame con il culto lunare di Diana (le dianare), ma altri sostengono che alla base di quel nome vi sia il vocabolo “ianua” che in latino significa “porta”: le ianare come “porta” tra i due mondi, quello terreno e quello ultraterreno (o più semplicemente un consiglio a mettere oggetti apotropaici in corrispondenza dell’uscio di casa).
L’
album racconta l’esistenza di una Janara attraverso la rappresentazione vocale di Raffaella Cangero che si cala nella parte con adeguato piglio interpretativo: in fondo la “strega” è solo una donna “diversa”, consapevole della propria intelligenza (“Non ho più paura del mondo/ da quando uso i poteri della mente”), che, per tale motivo, viene emarginata da quelli che “ti vogliono santa o puttana”. E anche sul rogo la Janara fa del dubbio l’unica certezza (“Cerco il senso di colpa ma non lo troverò/ Cerco una risposta a questo fuoco che mi brucia le gambe”).
Sul piano musicale la resa mostra personalità; intanto il duo Vitale e Cangero hanno aggiunto in formazione un bassista (Rocco Cantelmo) e un batterista (Stefano Pelosi): siamo in pieno territorio hard rock tra sfumature doom, heavy e prog. Si aggiungano i testi in Italiano, cantati da una timbrica femminile simbiotica allo sviluppo “comunicativo” del concept, e il resto va da sé. I punti di forza vanno circoscritti nell’utilizzo di riff trainanti (Sul rogo, Spettri e Requiem), ma anche nell’elaborazione dei ritornelli (Strega). Qua e là, spuntano pure nobili intersezioni con i Deep Purple (Le Janare) ed i Black Sabbath (Cuore di terra); da non escludere i diversi episodi acustici (la strumentale Ianua (Portaurea), Malombra, Orchi e Luce), dal clima dinamico totalmente diverso, rispetto alla radicale grana rock del gruppo: è proprio in questa quaterna che si può apprezzare ancora meglio la duttilità ecclettica della band. Tanto per intenderci: c’è ben altro oltre il rock duro; Vitale ha dita buone anche quando c’è da muovere passi leggeri e la Cangero è una perfomer che può cantare qualsiasi cosa con passione e abilità. Alla prossima e con pari entusiasmo.
(Riccardo Storti)