Yosonu - Namastereo

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Scritto da: Vanoli

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Yosonu NamastereoLa Lumaca Dischi / Audioglobe, 2020

 

 

 

E’ stato pubblicato due anni fa l’ultimo lavoro discografico di Giuseppe Costa, poliedrico artista calabrese noto col nickname Yosonu, che è solito definirsi One Man Orchestra, perché capace di condensare al suo interno molteplici soluzioni musicali e compositive.

In “Namastereo” in particolare (terzo disco in catalogo) il Nostro è riuscito a portare a compimento tante intuizioni disseminate in precedenza e ora veicolate con maggior destrezza attraverso nove episodi assai differenti fra loro ma facilmente attribuibili a un’unica mano.

E’ proprio l’indefinibilità la misura stilistica di questo nuovo lavoro di Yosonu, il suo sfuggire ogni paradigma che ne denota appieno la grande caratura, in queste inedite tracce che vanno a comporre un universo vivo, ribollente come un magma sonoro multiforme e, a tratti, minaccioso.

Sgorgando libero in territori che riescono ad abbracciare suggestioni psichedeliche, ombrosità noir, virate nu-jazz e inediti archetipi elettronici, il disco fa brillare la grande versatilità dell’autore –  coadiuvato in un brano tra i più rappresentativi da Enrico Gabrielli dei Calibro35, che innesta ben sei clarinetti nell’arrangiamento di “Cucumanda”– che ha modo di mostrare il suo talento, fregandosene di mode e tendenze.

Introdotto dai fiati e gli archi ondivaghi di “38.515.712”, il disco affascina sin da subito e ti lascia sempre un po’ col fiato sospeso, come se una sorpresa fosse in agguato ad attenderci. E in effetti, giunge presto la già citata “Cucumanda”, col suo profluvio di suoni e rimandi: schizofrenica, mutevole, ariosa e coinvolgente, risulta adattissima a scuoterti dal torpore ipnotico dell’episodio posto in apertura.

 

 

“Tristi per caso” fa mutare rotte e traiettorie, fungendo da elemento di rottura sin dall’incipit affidato a un coinvolgente handclap, dipanandosi poi in un’atmosfera più accogliente.

La sperimentazione è il tratto peculiare dell’intera opera, che gioca tutto smuovendo emozioni che si controbilanciano nelle varie canzoni, tra inquietudini diffuse, precarietà e tempi sospesi, ma anche passaggi ascetici, come accade nell’aulica “Silence”, a detta di chi vi scrive il pezzo più riuscito e completo del lotto.

Uno dei brani più controversi è “?”, dove affiorano domande rivolte in modo imprecisato e freddo, senza ottenere riscontri, in un turbinio di sonorità digitali ficcanti e astrusi; tutto il contrario di “See more” che la segue in scaletta mostrandosi vieppiù scarna e minimale. E’ il preludio al finale di “16.164.102”, avvolto nel mistero e nel silenzio.

Non un lavoro facile questo di Yosonu ma assolutamente apprezzabile per la sua volontà di rompere gli schemi, di uscire dagli steccati della canzone pop (ma anche elettronica), mostrando che si può arrivare al pubblico in maniera scomoda, senza ammiccamenti e pacche sulle spalle, ma piuttosto inchiodandolo all’ascolto frullando nel calderone con assoluta maestria tanti input musicali dati dalla fusione di elementi classici ed esotici.

Tra fagotto, percussioni, oggetti vari come bidoni, flauti e attrezzature elettroniche, ecco che la voce si fa essa stessa strumento essenziale e funzionale al progetto. Il consiglio che vi do’ è quello di immergersi completamente in “Namastereo”, lasciando correre liberi e veloci i pensieri che spesso ci affollano la mente e necessitano della giusta colonna sonora per realizzarsi al meglio.