AA.VV. - ..E TU VIVRAI NEL TERRORE
La Musica e L'Incubo
(Black Widow Records, 1998)
“..E TU VIVRAI NEL TERRORE” è un opera composta da temi ispirati a grandi film horror; ci sono tutti gli elementi per un’opera oscura in piena regola: copertina di H.R. GIGER, il creatore di ALIEN, con un suo meraviglioso lavoro dal titolo “Magus”; c’è Claudio Simonetti che ha fatto storia con i Goblin negli anni 70 e che, proprio ad Alien si è ispirato con un brano inedito.
Il progetto è dedicato a due grandi registi italiani, troppo spesso relegati al ruolo di registi di film di bassa lega, spesso stroncati dalla critica ”specializzata”, Mario Bava e Lucio Fulci che invece ci sono invidiati in tutto il mondo e che sono, insieme con altri registi italiani “minori”, saccheggiati di idee da registi più quotati.
Se l'idea quindi, è un tributo ai due maestri del brivido e al cinema horror cosiddetto di serie B, l'occasione permette di omaggiare tutto il buon cinema dell'orrore, compresi titoli universalmente riconosciuti quali Alien e "The Omen".
Il titolo del progetto è un omaggio al capolavoro di Fulci “..e tu vivrai nel terrore: l’Aldilà” (The Beyond), del 1981, horror metafisico di inaudita violenza ma girato con una vena di macabra poesia. Il film è l’ultimo di una trilogia di Zombie partita con “Zombi 2” (Zombi Flesh Eaters) e seguita poi da “Paura nella città dei Morti Viventi” (The Gates of Hell) che lancio’ Fulci come maestro del cinema gore in quanto non risparmiava sequenze con litri di sangue e mutilazioni varie. Colonna sonora da antologia di Fabio Frizzi, ottima la sceneggiatura e il soggetto di Dardano Sacchetti, inappuntabili gli effetti speciali di Giannetto De Rossi e regia semplicemente perfetta (memorabile la sequenza dell’incontro della ragazza ed Emily). Gli Standarte, uno dei gruppi più interessanti e completi del panorama mondiale, strutturano il loro omaggio in due parti; la prima, più progressiva, rielaborando l'originale di Frizzi, la seconda con un pezzo costruito intorno ad un film di culto sconosciuto anche in Italia, Necropolis, con un impatto molto più "hard", impreziosito magicamente da organo, moog e mellotron; dimostrano una grande predisposizione alla composizione di musiche per film. Grandi!
I Death SS di Steve Sylvester, grande appassionato e cultore di cinema horror, proprio con la rivisitazione del tema di “Ave Satani” da “The Omen" aprono l'opera dopo il monito introduttivo recitato da Eugenio Mucci (già voce dei Requiem di The Black). Un vero e proprio attacco sonoro. Un inizio che stronca, uno dei pezzi migliori del progetto per esecuzione, impatto e coinvolgimento emotivo. Il film è il primo di tre capitoli dedicati a Damien, figlio di un diplomatico americano nel quale cresce drammaticamente la consapevolezza, dopo l’ingenua cattiveria di bambino, di essere l’Anticristo: grandissima colonna sonora di Jerry Goldsmith che contribuisce ad arricchire il pathos. E’ stato piacevole constatare come proprio i gruppi esteri siano i maggiori cultori ed estimatori del cinema italiano. I Tenebre, gruppo svedese con all’attivo un paio di validissimi album ci presentano un pezzo di Gothic Metal di eccezionale profondità, dominato dalla calda voce di K. Metz e da una atmosfera di tensione in un crescendo mozzafiato fino all'esplosivo finale. Il pezzo è dedicato all’omonimo film di Dario Argento, uno straordinario thriller nel quale il regista si cimenta in spericolate acrobazie con la macchina da presa, un film di grande impatto, ricco di contenuti ma anche di bellezza esteriore (memorabile la sequenza dell’omicidio dell’agente pubblicitario tra la folla di un parco in una giornata di sole). Un Argento all’apice della creatività. E ancora Argento gettonato con “Inferno” dai genovesi Iconae, un film affascinante; così intriso di una atmosfera onirica: un film visionario sul male e la morte, anche in questo caso la colonna sonora di Keith Emerson lascia il segno. E nonostante l'ardito compito il gruppo genovese si districa intelligentemente evitando i paragoni con il pezzo originale rielaborando la cover puntando sulle notevoli capacità vocali di Nona Luna e Maether Lenoir.
Inevitabile l’omaggio anche al film forse più bello di Argento: Suspiria da parte del nostro The Black. L’orrore si sposta qui in una scuola di danza di Friburgo che sembra essere stata fondata da una strega.... Apoteosi del terrore in sequenze ricche di suspense e di straordinaria violenza. Hanno scritto di “Salvate il Soldato Ryan” di Spielberg che i primi 20 minuti passeranno alla storia del cinema per la sua crudezza, non ne dubito: io comunque mi ricordo i primi 20 di Suspiria che sono terrificanti, con una parte carica di tensione per poi esplodere in una sequenza da cardiopalmo. I Goblin si superano nel commento sonoro che contribuisce a tenere sempre alto il livello della suspense; Mario Di Donato & c. possono sfogare qui tutta la loro potenza dark metal in un pezzo strumentale di notevole efficacia.
Certamente inferiore, ma con spunti di notevole interesse è "Phenomena" dove l’intreccio della trama è un po’ complicato e “forzato” tra elemento realistico e soprannaturale; i liguri Wounded Knee offrono in questo caso una cover impeccabile del pezzo originale di Claudio Simonetti & c.
Ma il thriller e l’horror non si fermano a Dario Argento, ci sono tanti altri film di grande livello, gli A Piedi Nudi vivono in pianura padana, respirano un’aria che può essere veramente malsana e terrificante se ci si trova nella zona di una “casa dalle finestre che ridono” (House with the windows that laugh); uno dei film più genuinamente terrorizzanti mai realizzati; una fiaba nerissima e spaventosa, Pupi Avati attinge dalla narrativa popolare riuscendo a spaventare proprio come facevano fare quelle fiabe cattive raccontate ai bambini davanti al camino; e proprio come quei vecchi racconti contadini “La casa dalle finestre che ridono” trasforma personaggi e paesaggi tipicamente solari in ambienti oscuri e tenebrosi, a cominciare dalle bocche ghignanti disegnate sulla casa di cui il titolo: e gli A Piedi Nudi dimostrano di sapersi districare a meraviglia in territori musicali più sinistri con una grande composizione strumentale di notevole impatto emotivo, veramente uno dei migliori gruppi Italiani di questo periodo.
I Presence scelgono per il loro omaggio musicale un vero film di paura, IL FILM CHE FA PAURA!; L’Esorcista (The Exorcist) lascia veramente il segno perché la possessione diabolica è tanto spaventosa e mostruosa quanto plausibile nel corpo della ragazzina. Il gruppo partenopeo non nuovo ad esplorare territori oscuri presenta un brano di incredibile forza con una parte centrale acustica e piena di effetti sonori e vocali veramente da brivido. Sofia Baccini è interprete ideale per ricreare l'atmosfera de L'Esorcista; la sua voce sa essere inquietante, eccitante ed affascinante allo stesso tempo; con ALIEN, il fantastico incontra l’horror e Giger mette la ciliegina sulla torta (e non solo la ciliegina) con la sua scenografia da incubo ma soprattutto con il mostro...Simonetti è un musicista di grande talento ed intelligenza, pur non avendo i Goblin ad accompagnarlo riesce a centrare lo spirito del film con un netto distacco tra l'atmosfera di tensione e di attesa ad inizio track e l'agghiacciante, inesorabile "accelerazione" che fa rivivere la caccia del mostro attraverso i corridoi dell'astronave Nostromo.
Le Ars Nova, tre ragazze Giapponesi, che abbiamo potuto ammirare scatenate in concerto a Genova lo scorso Ottobre, hanno dedicato il loro pezzo a Poltergeist descrivendo in musica la storia di questi spiriti dispettosi e crudeli; è difficile non ripensare alla piccola Carol Ann ed alle demoniache presenze che infestano la casa ascoltando il prog sinfonico dominato dalle tastiere di Keiko Kumagai; non conviene costruire la propria abitazione su un antico cimitero sepolto...
Un altro gruppo che abbiamo scoperto grande conoscitore del cinema gotico thriller italiano è quello dei Somnambulist; indecisi sul film da omaggiare, decidono infine di tributare "the holy three" Bava, Fulci e Argento; senza dubbio una delle track più trascinanti, dominata dalle tastiere di Jody Parks, calata perfettamente nello stile di certe composizioni degli anni '70, un capolavoro!
In Germania c’era un certo Fritz Lang che già nel 1931 gira il suo capolavoro, “M il mostro di Dusseldorf”, storia di uno psicopatico assassino di innocenti bambine; apparentemente un uomo pacifico e innocuo che fischia un celebre motivetto prima di scatenare la sua follia omicida. I Lingam ne fanno un omaggio intelligente nel quale riportano con un ipnotico ritmo uno stralcio dell’accorato monologo dell’assassino che racconta con lucida follia le sue colpe. E' questo forse uno dei pezzi più tecnici e dalla struttura più complessa di tutto il progetto che piacerà molto ai fan degli Henry Cow o dei più recenti Hoyre Kone. In uscita il loro debutto su Cd con la collaborazione di Chris Cutler.
Torniamo a casa nostra con un altro gioiello destinato a rimanere tra i capolavori assoluti dell’horror di tutti i tempi: “Il Mulino delle Donne di Pietra” (Mill of the Stone Women), un’opera bellissima e molto ispirata. Innanzitutto spicca la straordinaria ambientazione gotica, un vecchio mulino trasformato in enorme carillon il cui movimento imprime, con il suo ritmo macabro, un clima surreale e trasognato. Fotografato in colori estremamente raffinati il film di Giorgio Ferroni anticipa futuri classici del gotico padano di Pupi Avati: il film è impregnato di un romanticismo macabro ossessivo, trova l’apoteosi nell’enigmatica e spettrale Helfy, una splendida donna ridotta per una malattia ad una sorta di morta vivente, tenuta in vita solo grazie a trasfusioni di sangue a scapito di altre giovani donne sacrificate al ruolo di statue. Memorabile la sequenza finale che vede le statue del carillon muoversi in una sorta di danza macabra mentre le fiamme sciolgono la cera e mostra i cadaveri da essa celati. Gli Akron dimostrano essere la vera rivelazione del progetto, formato da Eugenio Mucci, con le sue straordinaria versatilità alla voce e Enio Nicolini, bassista di The Black. Il pezzo crea un clima psicologico tenebroso e lugubre; geniale la ripresa del suono del carillon, citazione del film. Teso, ricco di coinvolgenti atmosfere e di macabri umori, schizoide nell'irresistibile finale. Uno dei pezzi più interessanti dell'opera; occhio a quello che sarà il loro primo lavoro LA SIGNORA DEL BUIO, di prossima uscita per la Black Widow!
Sempre nel 1960 un certo Mario Bava girò un altra pietra miliare dell’horror mondiale; LA MASCHERA DEL DEMONIO (Black Sunday); pensate che fu il suo film d’esordio seppure dopo anni di esperienza come direttore della fotografia e, a onor del vero, già dietro la macchina da presa in molte sequenze de I VAMPIRI e CALTIKI IL MOSTRO IMMORTALE di Riccardo Freda (altro grande). E già all’esordio esplode tutto il suo genio creativo. Ispirandosi ad un racconto di Gogol, il “Vij”, Bava inventò sequenze in bianco e nero di sapore macabro, valorizzando innanzitutto la bellezza perversa di Barbara Steele. Mise in scena l’ambiguità della donna vista come il Male, sadica e spietata e la Vittima, bella e perseguitata con una Steele dotata di un perfetto magnetismo nel duplice ruolo della strega vampira Asa e della sua discendente Katia. E il film è tutto permeato da un’ambiguità insinuante e malsana; tutto è incertezza e inganno, niente è quello che sembra. Bava è abilissimo nel dare impressione allo spettatore di trovarsi su terreni conosciuti per poi scioccarlo con situazioni inattese. I francesi Northwinds, già autori di "Great God Pan", un album incredibile con un magico elisir di folk, Hard Rock e prog, appassionatissimi del cinema italiano, ci regalano una vera e propria suite dove momenti doom e pesanti riff di chitarra si alternano a melodie quasi struggenti con flauto e strumenti celtici che la fanno da padroni. Uno dei momenti più grandi dell'intero progetto.
Il nostro amico Al Festa, regista e compositore dimostra, con “Fatal Frames – Fotogrammi Mortali” tutto il suo amore per il giallo all’italiana con continui rimandi al thriller stile Argento, Fulci e Bava e agli sceneggiati occulti come Il Segno del Comando, non solo per l’ambientazione o per le sequenze ma anche attraverso il cast fuori dal comune con grandi del passato come Ugo Pagliai (Il Segno del Comando), Donal Pleasence (Halloween, Phenomena...), Rossano Brazzi (Omen – Conflitto Finale), Angus Scrimm (Phantasm), David Warbeck (L’Aldilà), Alida Valli (Suspiria) Grande fotografia e colonna sonora dello stesso Festa, ottimi effetti speciali del già premio oscar Steve Johnson che rende più realistici e ad effetto i crudeli omicidi dell’assassino del machete.
Si resta ancora in Italia grazie al ritmo del valzer di Lukas Mottura, alias MOTTURISMUS dedicato al bellissimo e raffinatissimo LA CORTA NOTTE DELLE BAMBOLE DI VETRO (Short Night of Glass Dolls) di Aldo Lado (Chi l’ha vista morire?, L’ultimo treno della notte), ambientato in una Praga magica e arcana dove un giornalista americano indaga sulle sparizioni di giovani ragazze concentrando le sue ricerche sul Club 99, locale dedito segretamente a pratiche e riti magici. E’ interessante la costruzione del film che inizia con il ritrovamento del cadavere del giornalista (che in realtà è ridotto a un sonno catalettico) che racconta quindi in un flashback le trame ordite dalla setta fino al bellissimo finale.
Ci fa un immenso piacere ascoltare il pezzo dei Morte Macabre, gruppo formato da membri di Anekdoten e Landberk, che incontrammo a Stoccolma durante il festival dell’Agosto 97 (dove tra gli altri suonarono gruppi del calibro di Par Lindh Project, Darxtar, Anekdoten e Standarte); scoprimmo la loro grande passione per il cinema thriller italiano e alla proposta di comporre un pezzo per il progetto “...e tu vivrai nel terrore” si dimostrarono subito entusiasti e si misero al lavoro registrando, oltre alla bellissima cover di “Irrealtà di suoni” del grande Fabio Frizzi dal film capolavoro di Fulci “Paura nella città dei morti viventi”, un album intero dedicato al cinema horror che, vi assicuro, è una vera bomba per gli amanti del genere.
Il lungo viaggio attraverso il gotico italiano termina con tre sceneggiati che, insieme con altri di grande qualità come Il Segno del Comando, A Come Andromeda, Gamma, Ritratto di Donna Velata, Il Dipinto, arricchiscono il patrimonio italiano di pellicole dalle tinte oscure: “Ho Incontrato un’ombra” omaggiato da Il Segno del Comando (il gruppo) con "macabro suite", un lungo strumentale dalla struttura molto libera e calato perfettamente nello stile musicale dei commenti sonori dell'epoca, “L’Amaro Caso della Baronessa di Carini” al quale si è ispirato il gruppo "Una stagione all’Inferno" con una versione riadattata e molto personale dell'originale di Romolo Grano. Certamente sono più adatte a nostalgici come me che hanno ricordi “ancestrali” di proiezioni televisive a puntate di quasi trent’anni fa, e che oggi forse risultano dai ritmi un po’ lenti e che certamente non fanno più quella paura che potevano incutere in bambini di 8-10 anni...ma quel fascino oscuro del bianco e nero è rimasto intatto, il mistero, l’occulto sono raccontati e fotografati con una grande eleganza senza eccessi di nessun genere (le produzioni RAI non erano certo costose e non potevano certo permettersi effetti speciali straordinari ma riuscivano comunque sempre a tenere alti tensione e interesse grazie ad una cura del soggetto e della sceneggiatura.
Più recente ma senza dubbio con lo stesso taglio è Voci Notturne al quale si sono ispirati gli HELDEN RUNE, gruppo genovese composto da Mercy alla voce, Claudio Dondo alle tastiere, amante sfegatato di colonne sonore horror, Diego Banchero del Segno del Comando al basso e Paolo Zebolino al violino che ci presentano un brano dalle atmosfere gotiche di grande suggestione ed eleganza; grande sinfonismo e melodie sospese nel tempo...
Circa trent’anni fa erano arrivati in Italia anche due sceneggiati di indubbio fascino dalla Francia, “Belfagor” e “I Compagni di Baal” due opere affascinanti che prendono spunto dall'occulto e dal soprannaturale; il primo racconta di apparizioni di un misterioso figuro incappucciato con una macabra maschera raffigurante Belfagor, dea caldera dell’inganno, nei corridoi del celebre museo del Louvre: il secondo narra invece della lotta di un giornalista contro la setta dei Compagni di Baal fondata, secondo la leggenda, da Nostradamus in persona. Vale per i due sceneggiati francesi la stesa valutazione fatta per quelli di casa nostra dove, in contrapposizione ad un ritmo un po’ lento troviamo motivi di interesse nelle inquietanti e cupe atmosfere. Il nostro Abiogenesi, altro appassionato nostalgico di pellicole gotico romantiche si cimenta nella rivisitazione di Belfagor con un brano oscuro e potente, arricchito dal mellotron e, nella parte finale, da un recitato femminile da brivido...grande!
Vorrei ricordare anche gli inglesi SUN DIAL di Gary Ramon con la rivisitazione del film Psychomania, un pezzo veramente psychedelico nel quale Gary può dare sfogo alle sue immense qualità di chitarrista:
I deliri e le isterie di un convento di suore nel film di Ken Russel “I Diavoli” sono spunto per l'omaggio dei Malombra che si cimentano in un brano piuttosto inusuale per il sound al quale ci aveva abituato il gruppo genovese; melodie dissonanti e linea vocale decadente di Mercy coadiuvato per l'occasione dagli stupendi spettrali vocalizzi di Donatella Sassi. Un pezzo da brivido. E' recente la rifondazione del gruppo da parte del leader Mercy; sentiremo quindi finalmente i nuovi Malombra già a partire dai tributi ai Black Widow e ai Death SS in uscita a Ottobre per la Black Widow Records.
Una citazione a parte merita senz'altro Peter Frohmader (Nekropolis) un artista tedesco già attivo negli anni '70, uno sperimentatore di suoni e di tecniche, il pezzo che propone è un misto di elettronica, jazz e sperimentazione certamente non di facile assimilazione; è grazie a lui che abbiamo ottenuto il permesso di utilizzare il magnifico lavoro di H.R. Giger, dato che, oltre che amico, Peter Frohmader esegue il commento sonoro durante le mostre dell'artista Svizzero.
Chiuderei questa lunga rassegna con Incubi Notturni, grandissimo film inglese del 1945, a episodi, girato a 8 mani dal brasiliano Alberto Cavalcanti e dagli inglesi Basil Dearden, Charles Chricton, Robert Hamer. L'omaggio arriva da Bevis Frond, attivissimo musicista che abbiamo scoperto grande appassionato di letteratura e cinema gotico; il merito per il titolo del libro che accompagna il doppio cd / triplo vinile è proprio suo con questo suo pezzo di grande coinvolgimento emotivo pieno di campionamenti e suoni che creano l'atmosfera da "incubo".
..e i vostri "Incubi Notturni" sono raccontati proprio nel libro che è una vera e propria opera letteraria, dove oltre ai dettagli riguardanti i gruppi (formazione, discografia..) e ai film ai quali si sono ispirati, vi sono veri e propri saggi sul cinema horror dal 1930 a oggi con un occhio di riguardo al gotico e thriller italiano; gli appassionati del genere troveranno quindi notizie sul gotico italiano degli anni 60, da Freda a Bava a Margheriti, sul thriller e il giallo anni '70 con i vari Argento, Martino, Lado, Carnimeo, Fulci ...Non si è tralasciato comunque il lato musicale del cinema con le connessioni e l'importanza della musica al cinema con due bellissimi articoli di Mario Stefanoni e Al Festa. Gli interventi di Antonella Fulci (commovente), Luigi Cozzi e gli auguri firmati da Dario Argento impreziosiscono e pongono il sigillo ad un lavoro pieno di vera passione ma anche di competenza, scritto, per nostro volere non da giornalisti ma da "appassionati" di cinema dell'incubo.
E proprio a veri e propri incubi si possono paragonare le storie dei film ai quali i gruppi che hanno partecipato a questo progetto si sono ispirati; i vampiri de “La Stirpe dei Vampiri”, misconosciuto horror messicano di indubbia “povertà” ma di grande effetto al quale proprio i sorprendenti messicani HUMUS hanno dedicato la loro soundtrack dalle atmosfere oscure, con una mesta cadenza doom; la strega Asa de “La Maschera del demonio” che resuscita e soggioga le sue vittime; il patto con il Diavolo che permette ad una banda di motociclisti di essere immortali e che troveranno una fine terribile per essere venuti meno all’accordo nel film “Psychomania”, interessante black-comedy di Don Sharp, mai uscita in Italia; i morti viventi dei mondi metafisici di Lucio Fulci; l’incredibile vicenda in bilico tra il soprannaturale, il giallo e l’horror di “Voci Notturne” che ha rinverdito la passione per gli sceneggiati occulti di 30 anni fa, grazie allo zampino (soggetto e sceneggiatura) del nostro Pupi Avati e via via tutte le altre.
Cinema e musica, meravigliose fabbriche di emozioni.