Dinamitri Jazz Folklore

 

HANNO SCRITTO:

RECENSIONE DA "ALIAS" de "IL MANIFESTO"
"Il collettivo guidato dal sassofonista alto Dimitri Grechi Espinoza si avvale della collaborazione del poeta americano Sadiq Bey, già insieme a Don Byron e Uri Caine. Nella tradizione di Amiri Baraka, Bey interpreta le sue poesie scolpendo e/o dipingendo le parole eppure trattandole come materia sonora, da jazzista tra jazzisti.
Niente di meglio per il Dinamitri Jazz Folklore che attenua appena i suoi solismi per collettivizzare una proposta sonora carica di passione, memoria storica (l'esplosivo "Boogie Stop Shuffle" di Mingus), interpretazione critica del presente. Nel pezzo che dà il titolo all'album si rileggono Ellington e Monk mentre si parla dell'11 settembre; sulle musiche di Espinoza, Bey parla della New Orleans post-Katrina e nasce un drammatico "Concentrazione"
(si ascolti l'assolo di violino di Emanuele Parrini). Cd militante, dai nervi scoperti e dal cuore in tachicardia eppure lucido e critico ("Dim Laden" su cui Sadiq Bey recita "Morning 28"), CONGO EVIDENCE è un vero manifesto per una ganerazione di jazzisti critici che non crede nel revival ma ama le radici black: Espinoza, Parrini, PeeWee Durante Andrea Melani e altri." Luigi Onori


"....e poi ecco i vulcanici Dinamitri Jazz Folklore: freschi, inventivi, capaci di maneggiare con pari disinvoltura (e pari amore), all'interno di uno stesso brano o persino di uno stesso assolo, temi spigolosi, arie russe ( come le origini di Dimitri Grechi Espinoza ), bop (fino alla parafrasi di Charlie Parker), funky, folk, free cosmico, blues (Eric Blues, dedicato a Dolphy ma anche memore di Mingus), ballad,rhythm'n'blues, free funk e persino una Michelle sovrapposta ad altre scale e altri ritmi ( fino adiventare finalmente ricca e densa). E' un concerto da togliere il fiato, dove feeling non è, finalmente, una parola vuota. Tutti si spendono al massimo: la front line è la medesima, strepitosa, del cd "Vita Nova", con il leader al sax contralto, Mirco Mariottini ai clarinetti ed Emanuele Parrini al violino; all'organo c'è Pee Wee Durante, singolare bluesman tra Jimmy Smith e Sun RA, e alla batteria Andrea Melani...."
(Alessandro Achilli, da Musica Jazz gennaio 2002 - recensione dell'Ah-Um Jazz Festival -Milano, Nov 2001)

Per chi non abbia mai ascoltato questo gruppo il termine ‘folklore’ può essere fuorviante, può far pensare a una rilettura in chiave jazzistica del repertorio popolare nostrano (…) E se è vero che c’è un riferimento costante ad alcune tradizioni specifiche (in particolare quella del blues, del gospel, del klezmer e naturalmente del jazz), riferimento che a volte si concretizza in vere e proprie citazioni, è vero anche che tutto viene assorbito, rielaborato e riproposto in una formula dove il nocciolo della questione sembra più il ‘come’ che non il ‘cosa’….”
(Antonia Tessitore, Allaboutjazz)

“… La fonte di ispirazione del leader è l’Africa, il risultato è una musica ludica, ipnotica, mistica, circolare, che insegue qualcosa di irraggiungibile, ma che non è mai uguale a se stessa…” (Paolo Carradori, Jazzit)
“…Come lascia intendere la sardonica intestazione del gruppo, l’ energia si sposa con una riflessione sulla musica popolare, ma soprattutto sul senso che può assumere oggi il richiamo a un folklore disarticolato dalla globalizzazione…Una band anomala, capace di evocare il soul come il camerismo, le danze dell’ Est come il jazz. In vista però del superamento di ogni genere per descrivere, con spirito dissacrante, la civiltà di oggi.
(Claudio Sessa Il Corriere della Sera)

(…) Dinamitri Jazz Folklore ha confermato il proprio spessore. Il sassofonista D. G. Espinoza ne sta orientando il percorso a ritroso: da O. Coleman e Dolphy al modale; da tensioni ritmico-armoniche bop alle polifonie di New Orleans; dal blues all’ Africa. Al contralto, con logica spietata e furore dionisiaco, si confronta con i visionari clarinetti di M. Mariottini e le impennate graffianti di E. Parrini, sull’ ampio alveo ritmico-armonico di cui l’ organista Pee Wee Durante rappresenta l’ essenza del blues e il batterista A. Melani la componente swing. Al tenore e al clarinetto , l’ ospite Tony Scott illustra con pillole di saggezza la continuità con la tradizione.(…)”
(E. Boddi, Musica Jazz)

“ (…) Altro notevole appuntamento (Musicus Concentus) è quello con il gruppo Dinamitri Jazz Folklore che, dopo il pregevole Folklore in Black, cresce così tanto da renderlo in qualche modo superato. L’ approccio della formazione è infatti ancor più spregiudicato rispetto agli stessi materiali, mentre la presenza di un maestro come Tony Scott non solo rende più emozionante la serata, ma salda idealmente con forza la sua esperienza di grande indagatore delle musiche del mondo con i giovani discepoli. (…)”
( P. Carradori, Jazzit )

Dal 2002 il gruppo è costantemente segnalato nel referendum della rivista “Musica Jazz” come uno dei migliori gruppi italiani