Recensioni

Cous Cous

Scritto da: D.D.

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Fra 2007


Un immigrato magrebino, dopo aver lavorato per trent’anni al porto, viene licenziato e quindi senza prospettive lavorative decide di aprire con l’aiuto dei familiari un ristorante dove il piatto forte sarà il cous cous di pesce.

Film diretto e sceneggiato da Abdellatif Kechiche, autore di quel capolavoro che è La schivata. In questo film però il regista si perde dando l’impressione allo spettatore di non avere in pugno la regia: peccato, perché l’idea e gli spunti ci sono tutti per accostarsi al precedente capolavoro. Ci viene mostrata una famiglia tunisina allargata che vive a Sète, cittadina vicino a Marsiglia, che nonostante incomprensioni è fortemente legata e solidale. Le atmosfere sono ben costruite, grazie a frequenti primi piani, soprattutto nella sequenza migliore del film: il pranzo della festa domenicale, chiaramente a base di cous cous, dove gran parte della famiglia è riunita.

La prima parte del film è caotica e spesso cade in asetticità emozionale, mentre la seconda è nettamente superiore da questo punto di vista; anche la narrazione è più fluida. Kechiche ci mostra una precarietà lavorativa quasi estrema dove il lavoratore viene spremuto fin tanto che ne ha e poi accantonato (in questo caso il vecchio adagio “il lavoro nobilita l’uomo” mi pare sbagliato). In questo film (nonostante le tante critiche da me mosse più che discreto…) a volte il regista cade nell’errore di essere sensazionalista e ad effetto, con il risultato di sminuire i tanti buoni spunti che ci sono. Anche alcuni momenti comici sono eccessivi e vanno inevitabilmente a svilire questo potenziale grande film. Il furto del motorino che il protagonista subisce sul finale del film è fuori luogo, e così anche l’inseguimento ai giovani ladri rende quasi grottesco un finale che avrebbe potuto essere veramente lodevole; infatti il protagonista è impegnato in una disperata fuga: fugge dall’imminente fallimento oltre che dalle proprie responsabilità.

Nel finale troviamo anche una danza del ventre di quindici minuti che tanto ha fatto parlare e che ha spopolato su internet: questa sequenza sarà ricordata a lungo perché rappresenta tutto il film con la sua speranza e allo stesso tempo la sua disperazione. Film vincitore del premio speciale della critica al Festival di Venezia.