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Il falsario – Operazione Bernhard

Scritto da: D.D.

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Austr./Ger 2007


Tratto da un fatto poco noto ma veramente successo è la storia di un rinomato falsario ebreo che, durante la seconda guerra mondiale, viene arrestato e recluso in un lager ma per mezzo del suo indubbio talento viene poi trasferito e lavora grazie alle sue enormi capacità.

La regia di questo film vincitore del Premio Oscar come miglior film in lingua straniera è ad opera di Ruzowitzky e ci racconta un campo di concentramento decisamente atipico, non convenzionale, dove alcuni detenuti “sono dalla stessa parte dei carcerieri”. Questo grandissimo film, su uno dei temi più sfruttati dalla cinematografia mondiale, regala allo spettatore momenti veramente toccanti, come del resto capita alla maggior parte dei bei film su questo terribile periodo inglorioso della storia mondiale. La bellezza della pellicola sta nella quasi totale assenza di retorica, molto difficile visto l’argomento trattato che spesso non è immune da questo vuoto sfoggio di arte del dire. In questo film ispirato e dalla buona regia fluida, il regista riesce a dare emozioni al pubblico toccando temi alti e complessi.

Infatti vengono portati in superficie intelligenti scontri morali ed etici: per un ebreo salvare la propria vita può essere una scusa sufficiente per aiutare le truppe naziste nella conquista del mondo e quindi incentivare lo sterminio del proprio popolo? Meglio il benessere personale ai danni della collettività? Questo è l’interrogativo che vuol far emergere il bravo regista. Da plausi Karl Markovics nell’interpretare con asettica glacialità il falsario Salomon Sorowitsch. Da antologia l’allegro siparietto che il protagonista è costretto a subire nella casa del maggiore delle SS con la patinata moglie che lo osserva e lo interroga, spensierata come se stesse guardando un animale allo zoo.

Questo buon film ricorda il film Kapo di Pontecorvo visto che anche lì era presente il dilemma morale se aiutare i nazisti o soccombere; e in un certo senso, anche se Il falsario con toni più drammatici, ricorda Stalag 17 per il conflitto interno che si crea tra i prigionieri.