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Un re a New York

Scritto da: D.D.

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G.B. 1957

Un re europeo detronozzato si rifugia in America, ma ben presto, senza soldi, sarà costretto a “vendersi” facendo pubblicità.

Scritto e diretto da Charlie Chaplin che vestirà i panni del sovrano oltre ad essere il compositore e direttore d’esecuzioni delle musiche. Film non troppo ispirato che non fa onore alla fulgida carriera del grandissimo cineasta americano. Il montaggio lascia a desiderare: le sequenze infatti sembrano incollate senza particolare cura. Satira non troppo pungente su di un mondo dove il denaro è visto e trattato come un vero e proprio sovrano e sulla società americana sempre più attenta alla forma che al contenuto. Commediona (che ricorda il cinema di Ernest Lubitsch) dal sentore autobiografico dove si parla di anticomunismo e della censura maccartista che l’autore subì: fu infatti costretto a fuggire dalla natia America per rifugiarsi a Vavey in Svizzera nel 1953; questa oscurantismo lo subiranno, in forma molto più contenuta, anche sul suolo italico grandi artisti del calibro di Pavese, De Sica, Fo, Eduardo De Filippo e Totò.

L’esilio europeo di Chaplin durò fino al 1972 quando l’irriconoscente Hollywood gli attribuì l’Oscar alla carriera e Un re a New York uscì solo l’anno seguente; nonostante la riabilitazione statunitense preferì passare il resto della propria esistenza (morì nel 1977) in Svizzera. Comunque il film non è assolutamente da buttare e qualche spunto è davvero notevole. I trailers che il sovrano guarda al cinema nella sua prima serata americana sono gustosissimi così come sono geniali, e degne della magistrale cinematografia di questo mostro sacro, alcune trovate e sketch all’interno di questo ultimo film di Chaplin. Il figlio del regista, Michael, interpreta il bambino prodigio fervente conoscitore del pensiero marxista che tormenterà per tutta la durata del film il sovrano: questo personaggio è sicuramente uno dei più riusciti di questa discreta pellicola.