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Cronaca di un amore

Scritto da: D.D.

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Ita 1950

Ambientato tra una Ferrara e una Milano del 1950 dove un ricco industriale indaga sul passato della giovane e bella moglie Paola.

Regia di Michelangelo Antonioni che crea anche il soggetto e la sceneggiatura insieme a D’Anza, Giovaninetti, Maselli e Tellini. Il regista è qui impegnato nella propria opera prima: fino ad allora infatti si era cimentato in documentari di stampo neorealistico e in lavori di aiuto regia affiancando celebri cineasti del calibro di Rossellini e Carnè. Antonioni ci descrive con raffinata cura un’annoiata borghesia milanese dove il denaro è considerato un valore, e dimostra al pubblico la sua abilità nell’indagare nell’animo dei personaggi. Il film è altamente simbolico: gli ambienti, curati fino al dettaglio, rispecchiano le grandi solitudini dei protagonisti. In questo drammone non ci sono vincitori ma solamente sconfitti. Il film è ben articolato e amalgamato oltre che diretto bene e con gusto, e può considerarsi una buona opera - anche se non entusiasmante - nella quale, però, si intuisce già la talentuosa mano del regista nel mostrare con dovizia di particolari la condizione di assoluto egoismo fine a se stesso di una certa alta borghesia.

La pellicola, anche se ricorda il capolavoro viscontiano Ossessione , è estremamente innovativa e si può notare un largo uso del piano-sequenza, fino a quel momento quasi sconosciuto al cinema italiano. Molto distinta l’interpretazione di Massimo Girotti nei panni di Guido, il vecchio amante di Paola, che riappare nella sua vita dopo 7 anni. Il film segna anche il lancio di Lucia Bosè, “bellezza inquieta” per usare un’affermazione del critico Mereghetti, la quale risulta disinvolta nell’interpretare il non facile ruolo della ricca e insoddisfatta Paola. Il poeta e sceneggiatore Tonino Guerra ricordando Antonioni dice a proposito: “era capace di mettere insieme la borghesia esibita con la povertà più nobile, raccontando un mondo pieno di stracci che improvvisamente si riabilita solo con uno scialle bianco o un collo di pelliccia appoggiato su un’attrice, come ha fatto con Lucia Bosè”.