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Porte aperte

Scritto da: D.D.

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Ita 1990

Ambientato nel 1937 in una Palermo dove in un processo un giudice cerca di lenire la posizione di un uxoricida e pluriomicida. Tratto da un romanzo di Sciascia, sceneggiatura e dialoghi di Vincenzo Cerami e del regista stesso Amelio.

Il giudice Vito Di Francesco intraprende una vera e propria crociata contro la pena capitale, e con encomiabili voglia e volontà cerca di scoprire la Verità scontrandosi con il giudizio e la condanna già sentenziata da parte della cittadinanza. La regia di Amelio è molto posata, accurata e minuziosa; ne è un esempio il fascismo che è giustamente lasciato solo sullo sfondo perchè questo è un film sulla morale, sugli uomini e sulla loro etica, quindi una digressione sul periodo dittatoriale sarebbe stata solo controproducente per la riuscita del film. "La gente è tutta uguale, vuole solo vivere tranquilla" è, forse, la frase simbolo, emblema del film e di una certa sicilianità... Molto azzeccato l'uso delle parole di Dostoevskij per condannare la pena di morte. Nella cena a tre al ristorante si può capire già il finale del film con il riferimento allusivo al titolo del film. La chiusura della pellicola è molto ottimistica e ne è testimone la frase conclusiva del giurato Consolo: "Ho fiducia nonostante tutto".

La struttura del film sembra una narrazione letteraria; questo bel film giudiziario è proprio una giusta trascrizione in immagini del bel romanzo breve di Sciascia. Il regista ci regala uno scorcio di una bella, viva e attiva umanità in nell' Italia fascista e con la guerra alle porte. Da segnalare l'interpretazione di Volonté nella parte del giudice (grazie a questa vincerà il Felix per il miglior attore europeo) e dell'attore teatrale Renato Carpentieri nel ruolo del giurato Consolo.

Il film è vincitore della grolla d'oro per la regia.