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Viva Zapatero

Scritto da: D.D.

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Ita 2005

Film satirico a stampo documentaristico, scritto e diretto da Sabina Guzzanti, sulla censura televisiva in Italia. La pellicola inizia col famoso "editto bulgaro" di berlusconiana memoria con un intervista ai tre "banditi": Luttazzi, Santoro, Biagi. Si parla della sospensione da parte della Rai nel 2003 del programma satirico RaiOt (della stessa Guzzanti) dopo la prima puntata, durante la quale si parlava della famosa "Legge Gasparri".

Si vede da subito che la Guzzanti ha il dente avvelenato contro questi poteri politici. Inizia attaccando un partito e una persona in particolare, ma poi il discorso si ampia e si allarga a tutta la classe politica, senza distinzione di partito, e più in generale si scaglia contro le vere fonti di potere che burattinano le televisione e di conseguenza le teste degli spettettatori. Si accenna al marciume delle televisioni e dei giornali che hanno un solo padrone. Ci viene proposta la differenza che esiste con gli altri paesi europei dove la satira esiste ed è giustamente inattaccabile. L'Italia è al settantasettesimo posto su 166 nella classifica dei paesi dove c'è la più alta libertà d'espressione. Un documentario del genere in un paese "normale" sarebbe stato inconcepibile perchè non ci sarebbero state le condizioni su cui fondare determinate accuse, ma siamo in Italia. Questo documentario-inchiesta cavalca l'onda dei successi di Moore, ma in questo caso lo sfogo, a differenza di quello del regista americano, è più privato, più fine a se stesso; comunque è utile ed è confortante il fatto che sia stato prodotto e commercializzato.

Il titolo è in onore del Primo Ministro spagnolo Zapatero che ha cambiato la legge sulla televisione di stato togliendola al governo. Questa mi sembra una strada da percorrere anche nella nostra italietta se vogliamo allontanarci da questa vera e propria dittatura da parte della classe politica, indipendentemente dagli schieramenti dei vari partiti. All'interno di questi 80 minuti vediamo molti commenti interessanti e che fanno riflettere: come il premio Nobel Dario Fò che parla della differenza tra satira e sfottò, oppure l'ex direttore de L'Unità Colombo che fa delle osservazioni molto inquietanti.

"Io sono un buffone" sono le parole con cui comincia e finisce il documentario.