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La Strada

Scritto da: D.D.

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Ita 1954

Fellini racconta le avventure di Zampanò, un girovago artista di strada, che compra per 10000 Lire la giovane Gelsomina come aiutante. La sceneggiatura è ad opera del regista di Rimini con Pinelli e Flaiano. Le musiche sono di Nino Rota e supportano attivamente il film: si passa dalle allegre marcette circensi alle melodie più tristi e melanconiche del violino.

Uno dei "capolavori meno riusciti", "il meno capolavoro tra i capolavori" felliniani. Infatti in alcuni momenti il film può risultare sfilacciato; comunque, al suo interno, possiamo trovare frammenti, spunti e sequenze di altissimo cinema in grado di far emozionare lo spettatore. La poesia che sprigiona questo film è molto "facile", non è all'altezza del Fellini che verrà; anche la commozione e tenerezza che provoca è un po' semplicistica. Comunque nel suo complesso risulta un grande film. Come molti film felliniani la malinconia è un tema portante, e qui viene espressa soprattutto dalla maschera della Masina.

In questo film si possono trovare molti elementi della poetica del Maestro: l'immensità del mare e le spiagge deserte (fuori stagione), i clonws, il circo, la solitudine, le marcette, il vento che soffia all'improvviso, le feste, l'allegria spensierata, la tristezza che inevitabilmente compare alla fine delle feste, le piazze cittadine riempite da pochi tiratardi nella notte e tanti altri...

Zampanò, interpretato con maestria da Anthony Quinn, è diventata una figura quasi mitologica, l'espressione che identifica uno stile di vita: quello del girovago che campa alla giornata. Anche Gelsomina con la trombetta in mano è diventata un'icona che tutto il mondo invidia al nostro scalcinato paese. La Masina nel ruolo di Gelsomina è semplicemente eccezionale, ricorda in tutto e per tutto Chaplin. Tra i tanti attori e comparse è degna di nota la giovane suorina interpretata da Livia Venturini, che ritroveremo 30 anni dopo, con la sua inconfondibile vocina, in Non ci resta che piangere. Il regista fece un provino ad Alberto Sordi per la parte del matto che poi andò, con fortuna, a Richard Besehart.

E' il film che ha fatto conoscere il regista al mondo, che lo ha definitivamente lanciato e che in un certo senso ha segnato un'epoca. Oscar come miglior film straniero.