Recensioni

Saimir

Scritto da: D.D.

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Ita 2004

E' la storia di un padre albanese e di suo figlio Saimir quindicenne che vivono nella periferia romana dove sono impegnati in trasporti di clandestini. La regia e il soggetto sono ad opera di Francesco Munzi che ha curato anche la buona sceneggiatura con Serena Brugnolo e Dino Gentili.

Il regista ci mostra uno spaccato di vita vissuta di questo giovane tra night-club, furtarelli e rapine in villa. Il film denuncia una situazione di disagio sociale e la condizione di certe minoranze che spesso non riescono ad uscire dall'illegalità: infatti il padre di Saimir in fondo è un brav'uomo, onesto, che vuole un futuro migliore fatto di legalità.

Ma non ci riuscirà... Molto azzeccato infatti è lo scambio di battute tra il figlio che chiede al padre se il loro è vivere, e si sente rispondere che questo è il loro destino. Molto buona ed interessante l'idea di raccontare la quotidianità, che viene ignorata e accantonata dai media sempre alla ricerca di notizie che sconvolgono o stupiscono il grande pubblico. Da segnalare la bravura del giovane Mishel Manoku nell'interpretare molto bene il disincanto problematico della sua adolescenza difficile. Primo lungometraggio del regista Munzi che dimostra una buona regia, lineare, pulita, che ha il merito di non scadere in facili moralismi e ancora più facili luoghi comuni. Unica nota negativa di questa attenta regia è che ci sono poche punte, come la rapina in villa accompagnata da una musica molto azzeccata e calzante. Comunque non ci sono neanche cadute di stile. Purtroppo questo discreto film risulta troppo piatto, asettico, con qualche inevitabile caduta nel bozzettismo.

Film che meriterebbe più fortuna e soprattutto più pubblicità, più visibilità. Infatti nelle sale è stato molto poco programmato, vero peccato perchè riesce a rendere bene cosa voglia dire vivere alla giornata, nell'illegalità, nella periferia di una metropoli come Roma, è un'ottima immagine delle minoranze sociali ed emarginate. E' un film che ha un senso ed è lodevole soprattutto rispetto alla mediocrità dei film da "Blockbuster" e delle multisale.