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Centochiodi

Scritto da: D.D.

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Ita 2007

Un insegnante universitario di filosofia, dopo aver inchiodato i libri di una biblioteca antica, fa perdere le tracce di sé rifugiandosi in golena vicino a Carpi in un paesino molto ospitale.

Il film si apre con la frase di Raymond Kilbansky: “Ma i libri – pur necessari… - non parlano da soli” che anticipa il tema trattato dalla pellicola. Buona la regia, anche se si nota il taglio decisamente non contemporaneo e datato; tuttavia è ben eseguito in qualche sequenza, e anche la fotografia presenta innumerevoli immagini evocative con una grande potenza narrativa. Scritto e diretto dal vecchio e saggio cineasta Ermanno Olmi che nel suo ultimo film narrativo (una sorta di testamento), ci parla di un Cristo - così infatti gli abitanti del paesino chiamano l’insegnante - moderno che si stacca da antiche certezze per immergersi nella quotidianità e nella natura, appagando il proprio spirito e crescendo molto, completandosi come persona. Il regista ci parla ancora una volta di un tema a lui caro - la fede – e, con il consueto piglio da documentarista, ci racconta la realtà di un paesino nella golena del Po, scorcio di un’Italia ignoto ai più e dimenticato da tutti se non quando lo stato ha bisogno di far cassa.

Lo sfondo è religioso con sfumature tendenti al filosofico ed è da notare il bello spirito di amicizia e solidarietà che si instaura tra il forestiero e il gruppo di pensionati locali. Il protagonista sconfessa, con la scelta di fuggire, la propria vita precedente fatta di studi dichiarando che “nessun libro vale un caffè preso con un amico”. Olmi non vuole sminuire, anche se a prima vista sembrerebbe, il valore culturale e formativo dei libri e dello studio ma non li ritiene il solo strumento di formazione umano e ci fa capire che senza un confronto sociale non valgono granché e che è sbagliato trincerarsi dietro la parola scritta senza guardare alla società in perenne evoluzione (forse voleva alludere al modo di guidare la Chiesa da parte dell’attuale Pontefice!). Con il suo gesto dissacratore ma liberatorio il professore vuole purificarsi e immergersi nella vita vera e reale dei più umili contadini.

Il protagonista è Raz Degan impegnato nella sua prima interpretazione sensata (lui, giunto agli onori delle cronache come il bello di una fortunata campagna pubblicitaria televisiva) che si destreggia bene nonostante sia stato doppiato e di conseguenza sia poco credibile all’ascolto. Gran bel film, sicuramente da vedere; ha riscosso un tanto inaspettato quanto meritato successo commerciale.