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Salvatore Giuliano

Scritto da: D.D.

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Ita 1962

Nel suo film più pretenzioso e ambizioso Rosi è riuscito a creare un capolavoro. E' la storia del bandito/mafioso Salvatore Giuliano tra il 1943 e il 1950.

E' la narrazione documentaristica di un fatto di cronaca nera, la strage di Portella della Ginestra del 1947, descritto in maniera splendida, stilisticamente ineccepibile, in modo volutamente asettico, senza volere dare giudizi; il regista si limita a raccontare i fatti come se fosse un pezzo giornalistico, chiaramente un giornalismo alto e quindi obiettivo. Rosi prende spunto dalla vita di Giuliano per mostrare i paesini siciliani come specchio di una Sicilia con tutti i suoi problemi e le sue miserie. Film d'indagine, anzi vero e proprio caposaldo del genere, nel quale si parla della collusione tra il banditismo e la mafia con il mondo politico ed economico e le forze dell'ordine. Il bandito Giuliano non si vede se non da morto, e questo è un modo per dare il senso di una vera latitanza e di mistero che aleggiava intorno alla sua figura da vivo.

La fotografia di Di Venanzo è assolutamente meravigliosa come del resto anche l'uso del bianconero (il regista ha usato addirittura tre tipi di bianconero, diversi a seconda della diverse parti della narrazione). Da notare che è ambientato nei luoghi dove i fatti si sono realmente svolti. Tanto che la sequenza del paesino assediato dalle forze dell'ordine ricorda l'assedio delle SS nel quartiere popolare del rosselliniano Roma città aperta. L'uso del flashback porta, inevitabilmente, lo spettatore a tenere alta la concentrazione ed è sicuramente il modo migliore per comprendere appieno le intrigate collisioni tra le forze in campo.

Vincitore della miglior regia al festival di Berlino.