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Il Gattopardo

Scritto da: D.D.

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Ita 1963

Sullo sfondo della Sicilia del 1860, in piena ascesa risorgimentale, il Principe di Salina, capostipite di una antica e nobile famiglia, fiutando il futuro che avanza, acconsente al matrimonio del nipote Tancredi con Angelica, la figlia del nuovo borghese e possidente terriero Don Calogero, sindaco del paese.
Film tratto dal romanzo omonimo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e adattato da Suso Cecchi D'Amico, Pasquale Festa Campanile, Enrico Medioli, Massimo Francioso e il regista stesso Luchino Visconti. Cast incredibile composto da Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Alain Delon, Paolo Stoppa, Serge Reggiani, Romolo Valli e Rina Morelli. I costumi favolosi sono ad opera di Piero Tosi, le soavi musiche sono di Nino Rota e la fotografia maestosa è di Giuseppe Rotunno.
Come al solito la cura smodata da parte del regista Visconti per i particolari e i dettagli rende questo film magico oltre che grandioso. Il raccontare fatti storici è anche un pretesto per parlare di una famiglia, tema molto caro e sviscerato nella poetica del grande regista. Viene mostrata con finezza ed eleganza estreme il passaggio di consegne tra la cadente nobiltà e la nuova arricchita borghesia rampante. Con la carrellata in chiesa sui componenti della famiglia tutti impolverati dal viaggio Visconti vuole rappresentare un'aristocrazia immobile, ancorata al passato, che non vuole adeguarsi al presente e al futuro imminente fatto di innumerevoli e inevitabili cambiamenti. Il regista ci mostra la differenza, molto marcata tra il Principe di Salina e Don Calogero, tra il passato e il nuovo che avanza: il primo, baluardo di un'antica e nobile aristocrazia mentre il secondo esponente dei nuovi volgari padroni della città. Viene mostrato allo spettatore, con una bellezza poetica di immagini, il declino e la morte lenta ma progressiva di antichi valori di una nobiltà e di un tempo andato che non riescono più a stare al passo con i tempi.
La frase che riassume e che racchiude tutto l'intero film viene detta da Tancredi al Principe e alla fine del film il Principe stesso la ripete: "Tutto deve cambiare perchè nulla cambi". L'Italia è un paese di accomodanti, dice il Principe (e siamo nel 1860): sembra che in questi 150 anni nella nostra amata italietta non sia cambiato nulla. Se si vuol muovere una critica a questo sontuoso film è che risulta troppo costruito, artefatto e con molte frasi ad effetto, anche se la ricostruzione della scena del ballo è assolutamente perfetta e maestosa (le riprese di questa scena sono durate ben 36 giorni): con questa sequenza il regista confeziona una pagina altissima di cinema che rimarrà nell'Olimpo della cinematografia mondiale. Lancaster nel ruolo del Principe di Salina è molto elegante e fiero nella sua nobiltà e autorità. La Cardinale risulta come al solito bella e brava ma questa volta nulla di più: non è nelle sue corde vestire i panni, sia in senso metaforico che non, di donne di secoli passati e di recitare in costume. Palma d'Oro a Cannes ex-aequo con Seppuku di Masaki Kobiayashi.