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La vedova allegra

Scritto da: D.D.

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USA 1934

Nel 1885 per salvare la nazione di Marshovia il re invia il colonnello Danilo a Parigi per sedurre Sonia, una facoltosa vedova (che solo pagando le tasse è la vera fonte di reddito per il piccolo stato) e convincerla a non trasferirsi all'estero e così spostare i propri capitali. La regia ispirata, come molte volte del resto, è di Ernst Lubitsch.

Commedia degli equivoci molto garbata ed elegante, con una comicità fatta di battute incalzanti che a tratti è irresistibile. Classica commedia all'ungherese (la Marshovia è uno staterello ai confini dell'Ungheria) dove la tribolata relazione amorosa è il tema portante del film e dove il lieto fine è di rito e suggella alla perfezione questa spassosissima commedia. L'inizio di questo buon film è segnato dal favoloso (sia in termini di bellezza che in quelli di fiaba) bianconero dove il bianco dello sfarzoso appartamento di Sonia contrasta con i suoi abiti e il cane neri a lutto. A proposito di questo film Guido Fink disse che è: "uno dei più splendidi film 'a colori' della storia del cinema". La scenografia, aiutata appunto da questo mirabile bianconero, merita appieno l'Oscar che vinse.
Gustoso il re di Marshovia, tanto spassoso quanto sovrappeso. Chevalier nei panni di Danilo ricorda nello stile e nei modi di fare Vittorio De Sica, che prese sicuramente spunto per forgiare le sue indimenticabili e inconfondibili interpretazioni. Brava la Mac Donald, anche se non è la Garbo di Ninotchka, nel ruolo dell'ironica e romantica Sonia. I numerosi temi musicali all'interno del film non risultano mai forzati e si integrano bene con la narrazione. Seppur il film possa risultare in qualche modo datato, non lo è minimamente per la comicità che non sente il peso dell'età.
Uno dei film che si può considerare padri della commedia cinematografica.