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Febbre a 90°

Scritto da: Vanoli

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Premetto che “Febbre a 90°” è uno dei miei miei libri cult e il suo autore Nick Hornby uno dei miei scrittori preferiti in assoluto, e di conseguenza mettersi seriamente ad analizzare il film tratto tratto da questo poteva rivelarsi un azzardo, visto che solitamente rimango deluso dalle trasposizioni cinematografiche (ci sono anche eccezioni positive, vedi “Il Signore degli Anelli”).

lib feb

Il film (diretto da David Evans) non è certo recentissimo (1997), però l’avevo sempre visto in qualche modo, e raramente è stato riproposto sul piccolo schermo. Per fortuna però esiste un canale tematico come Sky Cinema Cult che non finisce mai di darmi soddisfazioni.

E poi in questo caso, sapevo che il film era comunque solo liberamente tratto dall’opera di Nick Hornby, anche perchè se fosse rimasto fedele in toto al contenuto del libro, ne sarebbe uscito una sorta di documentario, visto che viene ripercorsa mediata dalla passione del protagonista (che poi in pratica ricalcava la vita dello stesso autore) la storia dell’Arsenal dagli anni ’70 alla fine degli ’80, con tanto di citazioni, risultati, cronache, ecc.

i due protagonisti del film al mitico stadio Highbury di Arsenal

i due protagonisti del film al mitico stadio Highbury di Arsenal

Invece il film si sofferma certamente sul protagonista del libro e la sua innata passione dell’Arsenal, ma scandaglia la sua vita, mostrando come la sua abnegazione da “tifoso” sia tale da condizionare, finanche a mettere in seria discussione la sua quotidianità, le sue scelte di vita, professionali e personali, i rapporti con la fidanzata in primis. Un film dove il calcio diventa metafora, trasfigurando il concetto di “è solo un gioco”. L’attore è un qui giovane Colin Firth, perfetto per la parte, immaturo e disincantato, mentre appunto la sceneggiatura, essendo stata scritta dallo stesso Hornby ha garantito una sorta di continuità con il libro, a livello stilistico. Un film che non possiede la forza comunicativa del libro, ma che si è fatto vedere più che volentieri.