Recensioni

Casinò

Scritto da: Dj LT

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Casino(1995), di Martin Scorsese


Con le dovute differenze, Casino è sempre stato considerato un seguito indiretto di Quei bravi ragazzi. Sempre sceneggiatura di Scorsese e Nicholas Pileggi da un romanzo verità di quest’ultimo (Casino: Love and Honor in Las Vegas, in realtà terminato durante le riprese). Il cast ripropone Robert De Niro, Joe Pesci e Frank Vincent, sostituendo Ray Liotta e Lorraine Bracco con De Niro (doppiato da Gigi Proietti invece che da Ferruccio Amendola) e Sharon Stone nella parte della coppia principale e introducendo molti personaggi minori (i migliori sono Don Rickles, James Woods, Kevin Pollak e Pasquale Cajano). L’arco narrativo è ancora di trent’anni, in questo caso quelli in cui Frank Rosenthal diresse il casinò Stardust. Sempre di mafia si parla, ma stavolta si scende ancora più nei dettagli: nel primo si mostra lo stile di vita quotidiani dei criminali, qui un complicato sistema di cui fanno parte, quello della gestione del gioco d’azzardo in una città in cui non è oro tutto ciò che luccica. C’è pure più virtuosismo tecnico, data la lunghezza della pellicola: montaggio della Schoonmaker più frenetico e in stile più documentaristico, scenografie del nostro Dante Ferretti più maestose, colonna sonora più ricca e colori sempre più caldi e brillanti in una luminosità al neon che riproduce la falsità e la vanità nascoste dietro a Sin City. Infine, nonostante le voci fuori campo risultino fredde e distaccate, si sente una maggior partecipazione emotiva alle vicende: Rosenthal è ligio (anche troppo) alle regole e il suo unico errore è quello di coltivare un amore impossibile. La vita appare ancor più imprevedibile del gioco dei dadi: basta un attimo per cadere nella completa rovina. Il dramma di Casinò può pertanto essere visto sia come un punto in più che in meno rispetto a Quei bravi ragazzi. L’artificiosità è del primo magnifica, ma forse la novità e la semplicità del secondo vincono. Stiamo comunque parlando di un capolavoro crudo, violento e realistico. Un film più che adatto a Scorsese, uscito dai confini della Little Italy per narrare di come i rapporti umani possano determinare la caduta di un impero. Nomination all’Oscar per Sharon Stone, bravissima a mostrare i segni di un rapido declino come lo era stato Ray Liotta.


Voto: 9/10