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Partita a quattro

Scritto da: D.D.

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U.S.A. 1933

In una Parigi libertina due artisti, un pittore e un commediografo, si innamorano, e ne sono ricambiati, da Gilda che diventa il loro "direttore artistico": i due artisti vivranno sempre con lo spettro di un quarto incomodo dietro le spalle.

Film diretto e prodotto dal grande regista Ernest Lubitsch. Una critica che si può muovere a questo film è che è poco lineare, con sbalzi temporali troppo marcati, lasciando allo spettatore alcuni sottointesi: basti pensare all'inizio del film dove i due protagonisti conoscono l'ammaliante Gilda e nella scena seguente i due se la stanno contendendo dopo averla già sedotta. Questa pellicola non è di certo la migliore commedia del regista statunitense di origine tedesca anche se l'eleganza e il consueto "Lubitsch touch" non mancano. All'interno non troviamo i consueti momenti esilaranti che ci aspettiamo avendo visto i capolavori del regista. Comunque nel suo complesso è un filmetto piacevole, una discreta commedia sofisticata che però, se si escludono alcuni passaggi, non fa onore appieno alla filmografia di Lubitsch. Le musichette che accompagnano il film sono graziose oltre che azzeccate.
Un Gary Cooper giovane interpreta con ironia e bravura il ruolo del pittore mentre il commediografo è interpretato con altrettanta ironia e bravura da Fredric March; il quarto incomodo è interpretato in modo troppo marcato e macchiettistico da Edward Everett Horton, uno dei caratteristi più bravi e noti della storia del cinema, mentre Miriam Hopkins nei panni di Gilda ci mostra una bellezza patinata, finta e decisamente datata. La pellicola è tratta dalla commedia omonima di Noel Coward e la sceneggiatura è ad opera di Ben Hecht. In questo film il desiderio di amore fisico è solamente accennato, ma comunque troppo marcato per la bigotta censura dei tempi.