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Quadrophenia

Scritto da: Dj LT

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quadropheniaUK, 1979, di Franc Roddam

 

Quando uscì nel 1975, sei anni dopo l’opera rock degli Who da cui era tratto, Tommy fu un grande successo perché riuscì a catturare le emozioni di chi sentiva che gli ideali dei Sixties erano perduti per sempre. Così tentò di fare Franc Roddam con Quadrophenia, anch’esso uscito sei anni dopo l’omonimo concept album. L’intenzione era usare la storia degli sbalzi d’umore di Jimmy, il protagonista del concept, per trasportare il pubblico nell’Inghilterra dei primi anni Settanta, con scontri tra mods e rockers, corse in motocicletta e balli in discoteche ricche di anfetamine.

Tuttavia la pellicola fu girata da persone che i Settanta li stavano vedendo tramontare, cosa che rende il film letteralmente “fuori tempo”. Il fatto che non sia un musical potrebbe giovare e in effetti gli attori risultano molto credibili e naturali, soprattutto Phil Daniels e Mark Wingett, alias Jimmy e Dave. Ma se il cast riesce a scagliarci addosso tutta la sua rabbia, Roddam (creatore di MasterChef, per la cronaca) ha una regia televisiva e monotona che non sfrutta a dovere molte cose, per esempio il lavoro di Brian Tufano alla fotografia. Si riscatta nella scena di massa dello scontro sulla spiaggia o in quelle di ballo, ma rimane incapace di saper gestire il materiale narrativo. La colpa qui è anche della sceneggiatura, colpevole di aver ridotto a semplici apparizioni personaggi importanti (vedi Ace, interpretato da un giovane Sting), di aver descritto i mods come semplici imbecilli drogati, di non aver approfondito le ragioni dei rockers e, soprattutto, di aver creato scene fastidiose o con dialoghi banali. Il montaggio poi, sia visivo che sonoro, è il motivo per cui scagliare la prima pietra: nonostante il vasto repertorio musicale, riescono ad esserci pause troppo lunghe e silenzi noiosi. Questo sia perché i brani originali non accompagnano le scene che descrivono tanto da risultare dissonanti, sia perché non ci sono né ritmo né brio nell’unire i balli sfrenati e i momenti estatici del povero Jimmy. Quadrophenia, insomma, è un film che vuole risultare provocatorio semplicemente con primi piani, parolacce, due gocce di sangue e uso di droghe, che pretende di unire realismo e visionarietà prendendosi troppo sul serio e che spera, infine, di rimanere memorabile solo per il nome che porta. Non lo è, ma per gli appassionati della band inglese resta un’occasione per rivedere i propri idoli sul grande schermo, mentre per i cinefili incalliti rimane un buon modo per imparare qualcosa.

Voto: 5/10