Recensioni

#Cineforum Cerea ed. 2014/’15: il mio resoconto di fine stagione

Scritto da: Vanoli

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Si è concluso con “Bekas- In Viaggio per la Felicità”, invero riuscito a metà, l’appuntamento settimanale con la rassegna del Cineforum in quel di Cerea.
Per me si è trattato di un ritorno, visto che a inizio anni 2000 fui abbonato per 4 anni alla rassegna, poi lasciata per motivi più o meno contingenti.
Dieci anni dopo, essendomi nel frattempo trasferito a Cerea, dove abito da quando mi sono sposato, proprio parlandone con mia moglie Mary, abbiamo deciso di iscriverci, vista la passione comune per il cinema, che ci porta spesso e volentieri a frequentare sale e multisale, a noleggiare ancora di tanto in tanto qualche dvd, oltre che a guardare con piacere le offerte di Sky Cinema.
Il cineforum però è diverso da tutto ciò, perché contempla scelte artistiche alla base molto ragionate, andando giustamente a pescare pellicole note o meno note, ma quasi tutte in grado di distinguersi in vari Festival, manifestazioni d’essai, ecc.
Certo, non tutte le ciambelle riescono col buco, e a volte il rischio è quello di affidarsi sulla fiducia (scusate il gioco di parole) a registi già noti, i quali però possono comunque toppare ogni tanto (come è successo in questa occasione in alcuni casi), o di non saper mantenere una certa coerenza narrativa ma in fondo è bello anche per lo spettatore spaziare fra i generi e recuperare magari dei lavori che nelle sale tradizionali difficilmente passeranno.
Senza alcuna pretesa di obiettività, ecco quindi che volentieri vado a condividere le mie impressioni principali sui film visti in rassegna dall’autunno alla chiusura avvenuta la settimana scorsa. Non sono nemmeno recensioni, perché quelle le scrivevo in modo piuttosto regolare l’indomani, dopo aver visto il film (e quindi sono facilmente rintracciabili all’interno del mio blog). Raramente io e Mary ci siamo trovati in disaccordo, ma è stato bello anche confrontarci in un certo senso.

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IL MIGLIORE: La Teoria del Tutto
E’inutile, nonostante la presenza tra i titoli di film ben più acclamati dalla critica, alla fine è prevalso il cuore… Nel senso che La Teoria del Tutto, che ha messo in scena la storia vera, nemmeno troppo romanzata in fondo, dello scienziato Stephen Hawking, ci ha proprio coinvolti, emozionati, commosso, convogliando una nutrita schiera di emozioni. Il tutto, senza che ne andasse a discapito la qualità del film, non intessendo troppo la storia di sentimentalismo, dosando anzi a mio avviso egregiamente dramma, vita vera e ironia, dote da sempre riconosciuta al mitico astrofisico. Straordinario poi il giovane attore Eddie Redmayne, scelto dal regista James Marsh per interpretare Hawking, che giustamente si è guadagnato l’ambita statuetta degli Oscar come miglior attore.

SUL PODIO

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Lotta serratissima, visto che poi si tratta di due film molto diversi fra loro, ma comunque d’autore nel vero senso della parola.
Alla fine al secondo posto assoluto mettiamo lo stupendo, intenso “Father and Son” del regista Hirokazu Koreeda, sul tema delle adozioni, davanti al biopic “Jersey Boys” del grande Clint Eastwood, sulla vicenda artistica del gruppo r’n’b e soul The Four Seasons e in particolare del suo leader Frankie Valli.
Pur apprezzando Eastwood principalmente come regista drammatico (basta citare solo alcuni titoli, come “Changeling”, “Million Dollar Baby”, “Mystic River”, “Gran Torino”, “Invictus”, o il meno considerato ma a mio avviso bellissimo e toccante “Hereafter”), devo dire che ha centrato in pieno l’obiettivo di raccontare una storia leggendaria, quella appunto del magnifico quartetto vocale italo/americano, dando allo stesso tempo una fotografia in movimento degli Stati Uniti.

FILM MOLTO BUONI, DA VEDERE

Appena giù dal nostro personale podio, vanno comunque annoverati alcuni film comunque reputati molto buoni, e che ci hanno lasciato parecchie suggestioni.
A partire dall’inglese “Pride”, classica storia che riesce a colpirmi, con la sua commistione di commedia, risvolti sociali, un pizzico di musica, dramma e fatti realmente accaduti. Un film davvero meritevole, ambientato negli anni ’80, che narra la vera vicenda dell’appoggio che l’associazione “Gay e Lesbiche” diede concretamente ai minatori gallesi.
Altro film “importante” a livello proprio di tematiche generali è stato il francese “Due giorni, una notte”, sul tema del precariato e della crisi sul lavoro, con una favolosa Marion Cotillard, anch’essa entrata nel novero delle migliori attrici protagonisti ai recenti Academy Awards, dove però si è fermata alla nomination.
Ci ha diviso nel giudizio invece proprio il film che a Hollywood è stato all’unanimità votato come “Miglior film” dell’anno, quel “Birdman” di Alejandro Gonzalez Inarritu (che, secondo me, non sbaglia mai un colpo!) che ha visto rilanciarsi in qualità di protagonista Micheal Keaton, alle prese con una strepitosa prova attoriale, che lo ha fatto immedesimare nel ruolo fino quasi a entrare in simbiosi col suo personaggio. Mia moglie è però rimasta un po’ così, forse ritenendo troppo audace o urticante il messaggio del film. A me invece ha convinto su tutta la linea, proprio per la sua grande forza interpretativa e per il significato di riscatto che in qualche modo pervade tutta la storia.
Certamente di forte impatto ma forse eccessivamente duro è parso invece l’ultimo film di Saverio Costanzo: il suo “Hungry Hearts” è indubbiamente ben fatto, e richiama molti temi di discussione, come la maternità, il confine tra salute e malattia, lo stile di vita che può diventare gabbia ma rimane uno di quei film che probabilmente vanno visti una sola volta, almeno per me sarà così!
Seppur con qualche riserva, legata soprattutto a una regia e a una scenografia che ha come dato una patina al tutto, abbiamo apprezzato anche “The Water Diviner”, con protagonista Russell Crowe. Al di là dell’ottima prova dell’attore neozelandese, qui anche all’esordio come regista, e della presenza della bellissima Olga Kurylenk, a interessare è stata soprattutto la storia, una delle meno note della Guerra Mondiale, ai confini della Turchia.

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Due film che mi sono piaciuti particolarmente e sui quali nutrivo attese modeste sono stati “Jimmy’s Hall” del “vecchio” Ken Loach (uscito di sala ero molto soddisfatto, col senno di poi paragonandolo ad altri suoi film di stampo socio-politico, ammetto che sia stato inferiore) e soprattutto “Suite Francese”. Quest’ultimo non lo conoscevo, pur essendo un abbonato storico di “Ciak”; probabilmente lo avevo snobbato o forse più semplicemente avevo “perso” la recensione. Fatto sta che questo film sui conflitti (veri, della Guerra Mondiale, e amorosi, tra una cittadina francese e un ufficiale nemico) mi è entrato proprio nel cuore, grazie a un’interpretazione misurata, a un’ambientazione ottima e a un flusso narrativo che mai ha evidenziato cadute di tono, mantenendo altissima la concentrazione per tutto lo scorrere dei molti eventi.
Ho trovato positivo, oltre che molto interessante, il docu-film “Io sto con la sposa”, dove si segue il viaggio della speranza di un gruppo di extracomunitari dall’approdo disperato in Italia fino alla lontana Svezia, passando tra mille rischi e difficoltà per mezza Europa.

FILM ALTERNATIVI TRA ALTI E BASSI

Rimanendo in tema di film “etnici”, o quanto meno legati a produzioni indipendenti, alti e bassi si possono riscontrare in questo filone. Se da una parte ha convinto pienamente “Difret- Il coraggio di cambiare”, sulla condizione difficile della donna in alcuni paesi centrafricani (il fatto è ispirato a un episodio vero di cronaca, che ha segnato uno spartiacque nella legislatura di quel Paese, grazie al pesante intervento di una Avvocato dai forti valori), dall’altra ha lasciato piuttosto indifferente l’ultimo film trasmesso in sala quest’anno, il già citato “Bekas-In viaggio per la Felicità”.
Quest’ultimo è rimasto a metà del guado, sia come stile che come intento, visto che il film, se da una parte lascia un finale aperto a tante soluzioni, dall’altra si chiude troppo bruscamente, proprio quando aveva raggiunto forse il momento di maggior pathos, nel contesto di un argomento che aveva potenzialmente molti motivi di interesse, quello dell’esodo di due fratellini iracheni agli albori degli anni ’90, verso la sognata America.
Difficile da catalogare l’egiziano “Factory Girl”, visto con sottotitoli italiani, in lingua originale, nell’ambito della rassegna africana. Storia d’altri tempi, almeno per noi, una favola non a lieto fine, molto semplice nel messaggio e senza particolari richiami autoriali. Meglio sarebbe stato assistere alla biografia di Mandela, ma purtroppo quella sera avevamo un altro impegno!

LE COMMEDIE

Alcune commedie, da sempre nel “roster” del cineforum di Cerea, si sono fatte apprezzare, pur mancando nella serie di quest’anno dei pezzi grossi, come accaduto nelle mie precedenti esperienze. Godibile in particolare abbiamo trovato il francese “Barbecue”, sul senso dell’amicizia in un gruppo di cinquantenni, mentre è stato intrigante “Gemma Bovery”, anche se in questo caso, proprio sul finire gli scenari cambiano, così come il tono generale del film, al punto che viene difficile definirlo film di puro intrattenimento. Mi ha incuriosito però, e penso proprio che mi procurerò la Graphic Novel di successo da cui è tratta (ps, credo recupererò anche il romanzo da cui è tratto “Suite Francese”, visto che mi è stato caldamente consigliato da un amico fidato!).
“Meraviglioso Boccaccio” ha invece diviso i nostri gusti: a Mary è piaciuto, a me così così, perché in genere i film a episodi non mi garbano (e avendo questo a che fare con il “Decamerone” dovevo in qualche modo metterlo in conto!). Grande cast di attori ma una certa discontinuità nella resa dei singoli racconti personalmente l’ho riscontrata.

FILM SUFFICIENTI, SENZA INFAMIA E SENZA LODE

Tre film che meritano la sufficienza ma che, col senno di poi, non mi hanno lasciato granchè in termini di emozioni sono stati “Diplomacy”, film francese sulla Seconda Guerra Mondiale, “Le Meraviglie” (ammetto di non averlo capito molto, di non essere entrato nel mood del film, anche se dopo i commenti del grande Paolo Fazion, colui che presenta la rassegna e apre al dibattito, dandoci tanti spunti di riflessione e ogni volta delle chiavi di lettura nuove, la settimana successiva alla visione delle pellicole, qualcosa in più vi ho compreso, soprattutto riconoscendone una qualità intrinseca di fondo.
Altra pellicola che, per sua natura, essendo principalmente girata in piano sequenza, senza molta azione, non ha smosso molto a livello emotivo, è “Ritorno all’Avana”, forse perchè nel mio immaginario prevedevo una storia più ad ampio respiro, considerando che l’argomento è fra i miei maggiori interessi di studio. Intendiamoci, il regista Laurent Cantet, lo stesso che mi aveva travolto con il suo precedente “La Classe”, di cui mi ero prontamente procurato il dvd, ha confezionato un documento solido, intenso, mettendo in scena in pratica un dialogo lungo una notte di un gruppo di vecchi amici su una terrazza della Capitale cubana, dando così il “pretesto” per raccontare in realtà gli ultimi 40 anni della vita sociale e politica dell’intero Stato, dominato dal governo Castro. Forse proprio la struttura narrativa, tutta incentrata su dialoghi, è stata rischiosa come scelta, non era facile mantenere due ore lo spettatore attento e partecipe, fermo restando che alcuni riferimenti, ai meno appassionati di storia cubana, potevano anche sfuggire.

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FILM DELUDENTI O COMUNQUE SOTTO LE ASPETTATIVE

Ci sono a conti fatti cinque film che mi hanno deluso, lasciandomi in alcuni casi l’amaro in bocca, in altri abbastanza indifferente.
I primi due sono italiani e mi spiace constatarlo, visto che consideravo uno dei punti di forza del cineforum di Cerea proprio quello di proporre film italiani di qualità. Ma né l’innocuo “Perez.”, né tanto meno “Il Ragazzo d’oro” di Pupi Avati, a mio avviso, avevano queste caratteristiche. Mi aspettavo molto da Avati, uno dei miei registi italiani preferiti, non ho problemi ad affermarlo, ma stavolta la storia, che presentava un tema forte, come quello del talento “schiacciato” dal disagio, che poi sfocia nella follia e alla malattia riconosciuta, non è stata sviluppata al meglio, lasciandomi perplesso e sostanzialmente amareggiato.
Del francese “Sils Maria” non si può dire sia brutto, però secondo me si gira e rigira su sé stesso, non decollando mai e arrivando a definirsi quasi come claustrofobico, un meta-film, visto che tutta la vicenda ruota sulla vita di un’attrice che deve re-interpretare un suo vecchio film di successo a teatro, impersonando però un altro ruolo, cosa che le causerà una forte crisi interiore.
Il biopic “Turner” invece ha entusiasmato una fetta cospicua di spettatori, ma non il sottoscritto. Al di là della forza del personaggio, il famoso pittore inglese, ho faticato enormemente a seguirlo, trovandolo molto pesante, lungo e noioso… e sì che solitamente Mike Leigh è il classico regista “da cineforum”, sul quale andare sul sicuro.
Peggior film dell’anno a nostro avviso, è stato “Storie Pazzesche”! Forse non ero nella serata giusta, forse mi aspettavo molto, visto che era finito nella cinquina dei candidati come miglior film straniero ai recenti Premi Oscar, forse perché come detto i film a episodi, racconti non fanno per me, insomma… ci siamo a un certo punto addirittura assentati prima, senza aspettarne la fine. Il carattere estremamente grottesco delle storie, lo stile spiazzante, il linguaggio e le azioni volutamente cruenti, atte a sconvolgere il pubblico, non ha attecchito con me… Chiaro, il titolo già alludeva chiaramente che di storie fuori dall’ordinario si trattava, però niente da fare, qui ho messo la pietra sopra, anche dovesse passare fra un po’ di tempo in tv.

In fin dei conti comunque devo dire che il quadro generale è positivo, e mi ritengo sostanzialmente soddisfatto delle proposte. Certo, mi sarebbero piaciuti altri titoli inseriti, come il nuovo di Moretti, oppure quello di Olmi, per non dire di “American Sniper”, “Boyhood”, “Whiplash”… però mi rendo conto sia anche difficile accedere a così tanti titoli e bisogna ammettere che lo sforzo dei responsabili per garantire una rassegna interessante è stato grande e in questo senso ammirevole. Perciò, ci salutiamo con la promessa di rivederci più che volentieri a settembre per la nuova edizione.