Alphaville - Strange attractor (2017)
Label: Polydor
Issued: 2017
Se non per via del synthpop drammaturgico erogato dall'introduttiva Giants e corredato da vocionismo d'ordinanza, né per via di quello invece funkereccio big-in-giapponese del singolo Heartbreak city, ereticamente corredato da falsetto à-la-Prince (cui si contrappongono l'iconosclastico falsetto-alla-bee-gees-di-how-deep-is-your-love di Fever e l'ortodosso falsetto old-new-romantic alla-a-ha-inizio-novanta-cioè-fine-carriera di Around the universe). Se non per il coraggioso groove industrial-saltereccio tipo Nine inch nails sul tagadà individuabile in Marionettes with halos e più avanti, né per l'entusiasmo ethnic-age sprigionato dalla quaresimale A handful of darkness, né ancora per il rockabilly post-metal suggerito da Rendezvoyeur, né infine per lo sconsiderato (ancorché relativamente misurato) utilizzo nientemeno che dell'auto-tuning (Enigma), forse allo scopo di esplorare una personalissima e krautosissima concezione di arembì (la nuvolosa Mafia island). Se non per tutto questo, allora, forse, potreste sorprendervi per il semplice fatto che gli Alphaville dopo tutti questi anni siano ancora qui. E, magari, domandarvene il perché.
Sì però avrei fretta: Marionettes with halos / Rendezvoyeur