Motorpsycho - The tower (2017)

Postato in Let It Bleed

Scritto da: Alberto Calorosi

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the tower motorpsychoLabel: Stickman records

Issued: 2017

 

 

 

 

 

 

In comune con Black hole / blank canvas ci sono la durata pachidermica (in entrambi i casi prossima agli ottantacinque minuti) e la singolarità storica (specificamente, la volatilizzazione del batterista). Ma più di tutto una sorta di generalizzata attitudine trasversalmente secante. Là, tra i fervori anni90 e le sofisticazioni, perdonate, fusion early00. Qui, di nuovo i bollori anni90 e le galoppate psych-prog affiorate negli anni10. Generalmente si esordisce con un granitico riff-proto-metal 21st century crimsoniano, successivamente digressivo verso interludi quasi pastoral-prog (c'è il mellotron in The tower, il flauto in In every dream home) e prolungati tumulti psychotic-jam, vale a dire niente di troppo differente da ciò che trovaste su Behind the sun a suo tempo. La violentemente going-to-californiana Bartok of the universe è invece aperta da un sconquassato riff che potrebbe riportare alla mente certe malvagità di Folk flest (Kebabels tårn, giusto per stare in tema di torri). Più che altrove succede che le canzoni si decompongano in prominenti improvvisazioni ternarie modalmente psych-jazz (i 6/8 di Intrepid explorer) o jazz-psych (i 12/8 di A pacific sonata). Come già accadde in Child of the future, si presta rinnovata attenzione alle armonizzazioni vocali, dichiaratamente CSNY/esche (Stardust, The maypole), un lavoro senz'altro complicato, trattandosi delle armonizzazioni vocali di figuri quali Tacchinobentstrozzato e Tacchinosnahstrozzato. Il ruffianissimo singolo A.S.F.E. fuoriesce da Barracuda con un colpo di coda per addentarvi direttamente il cervello. Ship of fools sposta in avanti di qualche decibel la transenna della conoscenza umana relativamente al concetto di roboanza. Il ventisettesimo babelicissimo album dei M., il primo con Tomas Järmyr, ex Zu, a manovrare i tamburi, vi parrà una supernova di energia e creatività. Avete sentito bene. Il ventisettesimo album. Roba da non credere.

 

Sì però avrei fretta: Ship of fools / A pacific sonata / In every dream home