Anastacia - It's a man's world (2012)
Label: BMG
Issued: 2012
La (non più tanto) giovane promessa americana del soul bianco (vale a dire qualcosa una cosa che non è soul, con la ragguardevole eccezione di sua maestà Amy Winehouse) assembla una scaletta degna di radio Birikina durante un piovoso pomeriggio marzolino. Ma la voce è troppo gnau-gnau, perlomeno per confrontarsi con Strillone J.J. Plant (Ramble on) o Stronzettino J. J. J. Gallagher (Wonderwall), la band è troppo intenzionalmente prossima a una cover band da CRAL aziendale estemporaneamente esibentesi in un biker club della periferia bresciana (il frammento "Where do we go" di Sweet child o' mine è rovinosamente tremendo; per rendere gradevole You give love a bad name potete soltanto immaginarvi di ricevere in faccia il reggiseno di Anastacia) e le canzoni sono davvero troppo simili a certa roba amatoriale che circola su youtube per essere anche solo prese in considerazione. Best of you è appiattita nella direzione di quel, boh come si chiama, nu-pop alla, boh, Rasmus, Enter Shikari, quella roba lì insomma (come dite? E' così anche l'originale dei Foo fighters? Ahia, ehi, Ahia! Scherzavo) e Use somebody è persino più ruffiana dell'originale suonata dai Kings of sycophants. One è una pantofola comoda e sformata che chiunque può indossare e Dream on è talmente stratosferica che avrebbe potuto cantarla persino Stephen Hawking, giusto per nominarne uno con non tanta voce. Tra le poche cose che funzionano, anche solo parzialmente, ci sono senz'altro la conclusiva Black hole sun e il fatto che nessuno di voi vecchi coglioni metallizzati avrebbe mai immaginato che Back in black fosse un pezzo funky già per i cazzi suoi. You can't always get what you want vi racconta cosa poteva essere questo disco se soltanto Anastacia fosse una persona diversa da Anastacia.
Sì però avrei fretta: Black hole sun / Back in black