Ad affascinarmi e colpirmi fu soprattutto la sua storia di giovane over 50 tornato attivamente alla musica, con un immutato entusiasmo, come se in fondo i molti anni intercorsi, dai timidi esordi negli anni ’70 ad oggi, non fossero andati persi. Una passione, ma soprattutto una rinnovata voglia di esporsi al mondo, comunicando con le proprie canzoni, che non poteva lasciarmi indifferente. Poi, nel mio caso, la vicinanza era anche personale, ma di questo ho già ampiamente fatto cenno nel mio post precedente che vi invito a recuperare.
In realtà parlavo di un album uscito qualche anno prima, ma ora l’occasione è ghiotta, e siamo alla stretta attualità visto che l’opera è recentissima, perchè nel frattempo è uscito un nuovo disco, di cui già Claudio, al cui pseudonimo Maredomini ha aggiunto il nome Vincent, mi aveva fatto conoscere in anteprima alcuni brani incisi in un demo.
Di quel demo sono diventati frutti molti dei componimenti poi inseriti in questo “Tutto sembra”, mentre vi troviamo affiancati anche due preziosi recuperi dall’album precedente, qui in veste assolutamente nuova (e, detta fra i denti, migliore): “Amanda e Gershon” e “Nuove generazioni”, impreziosite entrambe dalla voce aggraziata e pulita di Eleonora Martinelli.
Un disco artigianale, autoprodotto dallo stesso Ferrigato, e arrangiato con la stessa squadra del precedente “Il linguaggio del sognare” (Marco Marcassa, che l’ha pure registrato e mixato presso il Cat Sound Studio di Badia Polesine, Paolo Pigozzi e Alberto Greggio), ma non per questo poco curato, anzi. Il punto di forza di questo album sta proprio nella maestria degli arrangiamenti, nella grande competenza e professionalità dei musicisti coinvolti, e dello stesso autore, capace di convogliare in 11 brani, imperniati soprattutto sul tema dell’amore o comunque esistenziali, tutta la sua poetica. Canzone d’autore ad ampio raggio, immagini in generale rassicuranti, così come le melodie, avvolgenti e dalle grandi aperture, come nell’iniziale “Anna uscita dalla notte”, la più narrativa del lotto, le romantiche “Di quale vita”, “Sogni senza gravità” (musicalmente impeccabili) o “Arabeschi di luce” o una “Venditori di hot dog” che ci riporta al “qui e ora”, e di conseguenza a una visione appena appena più plumbea e più realistica.
Se col disco precedente avevo ravvisato come i testi fossero sin troppo aleatori o carichi di metafore inneggianti la natura o il cielo, qui si evince da parte dell’autore uno sforzo atto a impreziosire il proprio songwriting, e i risultati sostengono questa tesi nelle brillanti “Dove finisce il mare” o nella stessa title track. Delle due canzoni già edite poco da aggiungere, se non che l’ingresso della Martinelli, specie nel duetto d’amore “Amanda e Gershon” va in qualche modo ad alleggerire i toni di canzoni altrimenti troppo epiche nell’approccio stilistico. Insomma, nel restyling ci hanno guadagnato. Detto che nell’album compare anche una abbastanza fedele trasposizione della nota “Emozioni”, una delle evergreen consegnate alla storia della musica italiana dal duo Battisti/Mogol, a essere migliorato appare tutto l’assetto sonoro, con canzoni in cui sono state aggiunti degli elementi “robusti”, qualche ritmica più accentuata a consolidare brani appunto di forte matrice cantautorale. Insomma, per gli amanti del genere, un disco di spessore.