Alban Fuam - Whiskey n’beer
(Maxy Sound, 2015)
Album d’esordio coi fiocchi quello dei veronesi Alban Fuam, imperdibile per tutti gli amanti dei suoni irish e con una predilezione per tutto ciò che anche solo lontanamente può richiamare la magica Terra verde irlandese.
12 brani della tradizione celtica suonate tenendo fede agli originali ma arricchite da un gusto per il suono, arrangiato e ben prodotto, che va così a premiare tutte le scelte della banda capitanata dal cantante Piero Facci. Chiare soprattutto le influenze folk ma riecheggiano anche elementi country e di matrice cantautorale, specie nella convincente Molly Malone. Per chi da sempre ascolta musica irlandese sarà facile distinguere quelli che sono a tutti gli effetti dei vari classici, ma mi piace citare almeno le versioni di Dirty Old town, in cui Alessandro Antonelli si è staccato dallo stile cantato di Shane McGowan, optando per toni da crooner; una scatenata The irish rover (come a dire l’abcdell’irish folk!); una Fields of Athenry che qui diventa una ballata amorosa a due voci (duetta con Facci l’angelica Giulia Vallisari) o quella Great song of indifference più vicina a quella del suo autore Bob Geldof che non alla stranota traduzione dei Modena City Ramblers. Giustamente l’etichetta intende esportarli oltre confine, visto che i presupposti per inserirsi con successo tra i fautori di un efficace recupero di suoni popolari rivisitati in chiave moderna ci sono tutti (e d’altronde il gruppo da ben prima di esordire ufficialmente aveva già calcato tanti palchi proprio in Irlanda).
Recensione co-pubblicata nella rubrica “In pillole” sul sito di Troublezine.it